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La memoria storica e il presente attivo
Quando gli oggetti sanno legare il passato al presente
di Luca Villa
La sala era molto ampia e ben illuminata. Nella sua vuota grandezza era riempita da una serie di cavalletti, disposti a coppie in modo ordinatamente irregolare, dove erano montati dei quadri.
Due alti espositori in cartone erano posti lateralmente all'ingresso: in uno c'erano dei disegni, stampe di riviste, nell'altro era appeso un foglio, dove era possibile leggere la presentazione della mostra di fumetti esposta in quel luogo.
Un signore si mosse nel mezzo della sala e terminò la lettura del foglio: «Salve, qui è possibile vedere un'esposizione di fumetti degli anni '40, realizzati durante la seconda guerra mondiale, parte di una ben più ampia collezione».
Raccogliere oggetti, qualsiasi essi siano, è prima di tutto una passione personale che esce da tutti i canoni temporali. Lo facevano una volta, si colleziona adesso e si raccoglierà ancora nel prossimo o lontano futuro.
Muta la società e cambia ciò che si colleziona. Questo molto spesso è dovuto al fatto che un certo oggetto perde la sua funzione di uso comune. Viceversa il nuovo potrebbe aprirsi a una diffusione di massa e quindi con il tempo a un interesse collezionistico.
Un oggetto porta sempre dietro di sé un bagaglio di storia, questo indipendentemente se adesso abbia ancora un comune utilizzo o sia diventato obsoleto. È la storia che rende un oggetto interessante e quindi da raccogliere, molto di più della moda collezionistica del momento.
Quindi l'oggetto che io ho in mano adesso, qualsiasi sia, mi permette di gettare un legame tra il presente e il passato. Un ponte temporale ridotto per oggetti dell'ultimo secolo, di lunga durata per pezzi del primo millennio dopo Cristo, o ancora più indietro nel tempo.
Ha detto bene un collezionista: «Noi siamo custodi di una memoria storica, disponibile nel nostro presente grazie all'opera di conservazione fatta dai collezionisti». Oggetti che in molti casi sarebbero finiti in un solaio o in una cantina o peggio eliminati come rifiuti.
Dobbiamo definire bene anche l'idea di memoria storica. Si può pensare che un oggetto abbia valore solo se è stato creato o è passato tra le mani di un personaggio importante. Oppure sia collegato a eventi di rilevanza mondiale.
La memoria storica parla anche di piccoli eventi locali, di luoghi della propria zona, di personaggi che hanno lasciato qualcosa di importante per qualche migliaia di propri concittadini, i quali scompaiono in mezzo ai miliardi di persone che hanno vissuto in questo mondo. L'oggetto nella maggioranza dei casi non racconta da solo la storia ed è quindi importante che il collezionista sia parte attiva in tutto questo, facendosi voce dell'oggetto. Un metodo può essere arricchire la collezione di materiale scritto che racconti la vita dell'oggetto e i tempi in cui è vissuto. Le mostre collezionistiche sono quindi un'espressione di questa opera. Presentare la propria collezione non solo come immagine ma anche come parola. È un presente attivo, perché, se anziché esporre l'oggetto questo rimane chiuso nel proprio raccoglitore, lasciato nello scaffale di casa, rimarrebbe sì la sua storia ma se ne perderebbe la memoria.
Realizzare una mostra potrebbe sembrare semplice perché, conoscendo ciò che si colleziona, diventa normale proporlo anche in una esposizione. Non è così. Di contro qualsiasi oggetto potrebbe diventare da collezione e quindi da esposizione, se sapessimo inserirlo in uno o più contesti storici o tematici. Questo indipendentemente se sia raro, costoso, in perfette condizioni o purtroppo rovinato. L'esperimento lo potrei fare con alcuni oggetti che tengo ora sul tavolo da dove sto scrivendo questo articolo. Prendo in mano, appena appoggiato sul tavolo e fresco da edicola, «La città nascosta», il fumetto numero 686 della serie regolare di Tex. Tex Willer è il personaggio dei fumetti più conosciuto e letto in Italia. Il fumetto nasce nel 1948, ideato da Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini, quindi ha ormai 70 anni di vita. Tex no, è giovane come allora. I racconti di Tex sono ambientati nel selvaggio West americano nella seconda metà dell'Ottocento, dopo la guerra di secessione americana.
Questi fumetti ci raccontano quindi una storia vecchia di quasi 150 anni. Tex è chiamato anche Aquila della Notte, denominazione datagli dai Navajos, popolazione nativa americana, o indiani se preferite. Nelle storie Tex ha spesso incontri con Navajos o altri indiani di tribù diverse. Con i Navajos andiamo a scoprire una storia che, solo prendendo in considerazione il periodo in cui si stabilirono nei territori di allora, e odierni, ovvero Arizona, Texas, Colorado e Utah, si parte dal 1500, quindi 500 anni fa. Tutta questa operazione si può realizzare se vogliamo evitare di fermarci alla superficie della pagina del fumetto che stiamo guardando, facciamo invece una discesa nel tempo la quale ci permette di conoscere, e quindi far scoprire, notizie utili e interessanti.
Ora appoggiamo il nostro Tex e guardiamo il primo libro, tra i vari che ho sulla destra del tavolo. È un raccoglitore per figurine non adesive. All'interno i fogli sono di plastica trasparente, a buste per contenerle singolarmente. La prima figurina in alto a sinistra è in cartoncino, di forma rettangolare, verticale. Nell'immagine una coppia, lei comoda sulla sedia, lui seduto sul poggiamani. A terra un libro con l'indicazione di due anni dopo. In fondo il numero 83 e l'indicazione «Paolo e Francesca». Di quali periodi possiamo parlare? La figurina ci riporta al 31-12-1940, l'unica data presente e scritta nel retro, scadenza di un concorso ma soprattutto anno di inizio per l'Italia del secondo conflitto mondiale.
Questo pezzo fa parte di una serie di figurine legate a un concorso a premi della ditta Perugina Buitoni, iniziato nel 1937 con una precedente serie di 100 figurine. L'immagine di Paolo e Francesca invece ci spinge ancora più indietro, al XIII secolo quando Dante Alighieri li inserì nella Divina Commedia, posizionandoli nel suo Inferno.
Sono da alcuni giorni parcheggiati sul tavolo una ventina di segnalibri della ditta Fila, di due temi diversi, come cita il titolo sul foglietto, troviamo maschere italiane e fiori d'Italia, la distinzione è molto visibile dal diverso colore arancione e verde. Il primo in cima ha l'immagine di Tartaglia, sotto una breve descrizione del personaggio. La Fila, o Fabbrica Italiana Lapis Affini, è un'azienda di Firenze, produttrice, tra le varie, di materiale per uso scolastico. Il nostro segnalibro lo possiamo inserire negli anni '60 del Novecento, periodo in cui vennero lanciati sul mercato i pastelli Giotto. Nel retro del segnalibro, una pubblicità ci ricorda di partecipare al grande concorso Giotto. Anche se non c’è data di scadenza, penso che ormai sia tardi. Con la figura di Tartaglia scivoliamo nelle figure carnevalesche del Seicento italiano. Il segnalibro ci indica Tartaglia come maschera bergamasca. Citazioni di alcune enciclopedie le danno un'origine veronese (sempre nella Serenissima Repubblica di Venezia siamo) anche se tutti sono d'accordo sul fatto che divenne popolare con il teatro napoletano. Notaio, o avvocato, impacciato e goffo, ci collega a un mondo carnevalesco e teatrale, comune allora, di nicchia ora.
Il classico resto da pochi cent mi porta ad avere due monetine sopra il computer, il quale è appoggiato sulla parte sinistra del tavolo. La moneta più in alto, quella visibile, è il 2 cent, è di produzione italiana in quanto è presente la Mole Antonelliana. Ha un anno di coniazione: 2017. Dal punto di vista storico non facciamo grandi spostamenti temporali, però gli euro sono ormai quindici anni che circolano nelle nostra tasche. Troviamo monete con anno di coniazione anche del 1999, data in cui iniziarono a prepararli nelle varie zecche europee, in previsione del loro utilizzo e dovendone produrre a sufficienza per sostituire tutta la moneta nazionale allora presente. Sulla moneta c’è rappresentata la Mole Antonelliana, le altre monete di diversa valuta hanno raffigurati altri monumenti o personaggi. La Mole Antonelliana ci porta nella seconda metà dell’Ottocento, in quel periodo di prima unità d’Italia, a Torino, capitale di quella nuova nazione. Mole Antonelliana che nasce come luogo di culto per divenire oggi un importante museo del cinema con mezzo milione di visitatori l’anno.
Un fumetto, una figurina, un segnalibro, una moneta, ognuno di questi oggetti potrebbe entrare in tanti contesti espositivi storici e tematici. Questo perché ognuno di loro, senza dover per forza essere una rarità, ha qualcosa da raccontare. Di tutti quegli oggetti, nel mio caso, solo uno è in una mia collezione, facile sapere quale.
No? Allora andatevi a rileggere l’articolo.