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Il presente... indicativo
editoriale | Non è forse sopravvalutato?
Certo, il presente, se è quello indicativo, esprime la realtà e la certezza, un verbo che si oppone agli altri, trasparente e mai dubitante.
Ogni buon filosofo ne ha parlato e lo ha difeso perché sembra che la natura umana lo sottovaluti, lo dimentichi, non sia in grado di coglierlo appieno nelle sue potenzialità. Per il Dalai Lama «ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere». Come dargli torto? Anche James Dean invitava i suoi contemporanei a vivere lo slogan: «Sogna come se vivessi per sempre. Vivi come se morissi oggi».
E se Blaise Pascal ancora rifletteva in astratto: «Noi non cerchiamo mai le cose, ma la ricerca delle cose, non viviamo mai nel presente, ma in attesa del futuro», Giacomo Leopardi era più concreto: «Narrami tu se in alcun istante della tua vita ti ricordi di aver detto con piena sincerità ed opinione: io godo. Ben tutto giorno dicesti e dici sinceramente: io godrò; e parecchie volte, ma con sincerità minore: ho goduto. Di modo che il piacere è sempre passato o futuro, e non mai presente».
E se da secoli il problema è sempre lo stesso, cioè la nostra umana incapacità di goderne, forse dovremmo chiederci se questo fantomatico presente sia davvero quella perla straordinaria fonte di delizie e infinite grazie. Insomma, il presente frenetico di oggi, a quanto pare è stretto parente di quello dei nostri avi, che erano meno stressati ma anch'essi incapaci di cogliere l'attimo.
Proviamo quindi a darci dei buoni consigli, a sostenere che il «qui e ora» racchiuda il senso della vita, tutte le cose positive, tutta la nostra felicità, a non rimandare più a domani ciò che possiamo fare oggi, a imparare a goderci i nostri successi smettendo di guardare sempre davanti a noi, a non idealizzare il futuro cercando di guardare più lontano.
C'è persino chi stila degli elenchi per apprezzare il presente: come essere più pazienti, agire con calma, apprezzare i dettagli, distrarre i pensieri negativi, prendersi della pause, scrivere persino dei bigliettini che ricordino di ricordarlo.
Ma il presente è qualcosa di effimero e forse è stressante dargli la caccia solo perché tutti dicono di farlo, evitare di pensare al futuro quando per natura siamo portati a proiettarsi verso di lui, naturalmente, istintivamente, mossi da aspettative, passioni progetti, programmi, promesse, vivendo il presente perché si trasformi, spinto avanti dalla nostra energia, dai nostri talenti in divenire, dalle sane spinte di chi ci sta accanto.
Il presente quindi non è una specie in via di estinzione da tutelare a prezzo della nostra serenità, ognuno lo apprezzi secondo il proprio carattere e si consigli un elenco su misura per goderselo, ma anche per lasciarlo andare.