Il futuro
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Il futuro della fotografia
Stare al passo con la tecnologia
di Vincenzo Martegani
La previsione di quello che accadrà è riservata di norma ad astrologi e veggenti, molto più facile allora parlare del presente o di quanto accaduto in tempi recenti piuttosto che formulare anticipazioni per il futuro.
Il mondo della fotografia ha vissuto nell'ultimo decennio una fase di crescita e trasformazione che non si è ancora arrestata ma che è anzi tuttora in velocissima evoluzione e quindi, analizzando quanto pregresso, qualche previsione si può azzardare.
La comparsa del digitale ha rappresentato un mutamento epocale: molti hanno veramente patito e sofferto il passaggio dalla pellicola al sensore, fenomeno che ha investito tutti, dagli appassionati ai professionisti e, da parte di questi ultimi, con resistenze talora anche forti. L'avvento del sensore digitale ha avuto, tra i vari effetti, l'avvicinamento di un numero sempre maggiore di persone alla fotografia per la facilità d'uso e il grande numero di modelli immessi dall'industria sul mercato, trasformando la fotocamera da una dotazione di famiglia a un oggetto personale. Analogo fenomeno si era verificato in precedenza, nell'ambito della telefonia, con l'arrivo dei cellulari. In questo campo si è visto come le due funzioni, quella telefonica e quella fotografica, si siano ormai integrate in un unico apparecchio. I costruttori continuano a migliorare le prestazioni fotografiche del telefono cellulare, tanto che si pensa che quando sarà raggiunto un soddisfacente livello qualitativo nell'impiego fotografico, scompariranno dal mercato le compatte di fascia medio bassa, per lasciare spazio ai soli modelli più evoluti per gli appassionati o a quelli destinati ai professionisti.
Non a caso gettyimages, un'agenzia fotografica delle più titolate a livello mondiale e forse la più grande per il numero di immagini in archivio, ha "accettato" una serie di foto scattate alla squadra di baseball dei New York Yankees niente meno che con un iPhone, files di 8 megapixel di dimensione, per intenderci, che solo qualche anno fa nessuno avrebbe preso in considerazione per un utilizzo tipografico.
Di pari passo la quantità di foto stampate diminuirà in continuazione per la facilità con la quale si è sempre connessi e per il vantaggio di poter condividere via web le immagini realizzate tramite smartphone, iPhone e quant'altro. Il moltiplicarsi degli scatti ha portato a una notevole volatilità delle immagini, che possono essere sparse nella memoria della macchina fotografica, del telefono cellulare o del computer, con conseguente scarsa rintracciabilità e progressiva dispersione delle stesse. È probabile che in futuro molto prossimo aumenti l'esigenza di poter salvare e archiviare le immagini con metodi più semplici, ma sopratutto più sicuri. Si pensi che la prassi di salvataggio più praticata fino a qualche tempo fa era il trasferimento dei files su dvd. Col passare degli anni i masterizzatori sono diventati sempre più sofisticati e veloci col risultato che un computer all'avanguardia non è più in grado di leggere dvd masterizzati a velocità più bassa. La soluzione alternativa più valida si è rivelata finora il salvataggio dei files su più hard disk, meglio se allo stato solido.
Accanto al proliferare delle compatte, implementate da un numero di funzioni sempre maggiore, un primo stadio di evoluzione rispetto alla reflex è rappresentato dalle cosiddette mirrorless, letteralmente (e concretamente) macchine fotografiche "prive di specchio", dotate di un mirino elettronico che simula gli effetti del pentaprisma, corredate da ottiche intercambiabili dalle prestazioni di tutto rispetto e di dimensioni estremamente ridotte, che facilitano in modo considerevole la trasportabilità del sistema.
Ma anche questo stadio viene ormai relegato nel passato dalla comparsa della fotografia computazionale, tecnologia ancora in fase di sviluppo, che in pratica va oltre la fotografia intesa in modo tradizionale (fatta da fotocamera e obiettivo) spostando la creazione dell'immagine in un momento successivo allo scatto. In parole povere si acquisisce tutta la luce disponibile sulla scena (quindi in fase di ripresa non ci saranno né messa a fuoco né diaframma da regolare) e solo in un secondo momento, con un programma adeguato che si avvale di algoritmi sofisticatissimi, si estrarranno da quell'unica esposizione quegli elementi che riterremo utili per creare quella determinata immagine. Esiste quindi in fase di post produzione la possibilità di creare un numero infinito di immagini diverse, tratte da un'unica acquisizione a seconda dell'elemento che intenderemo rappresentare nell'immagine definitiva.
Si pensi alle panoramiche "immersive" che consentono di ruotare l'immagine su tutti gli assi e di avvicinarne i particolari per una visione più accurata: siamo in un campo molto avanzato della fotografia, dove l'immagine esiste solo in modo virtuale e, nella fattispecie, è visibile unicamente sul monitor del nostro computer, ma non per questo è meno valida e comunque rappresentativa della realtà.
La fotografia, per concludere, si avvicina ed è sempre più interattiva con il mondo dell'informatica, la tecnologia avanza con estrema rapidità: il problema è solo riuscire a tenere il passo, sfruttando di volta in volta tutte le possibilità espressive che ci vengono offerte. Credo anche che sia ozioso domandarsi se trattasi ancora o meno di fotografia, se fotografare significa "scrivere con la luce", nulla cambia se cambio il mezzo con il quale decido di acquisire questa luce, anche perchè non sta scritto in alcun posto quale sia il mezzo da usare.