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I mal di scuola
Il coraggio di reagire non è solo civile
mal di pancia quando c’è la verifica - mal di testa quando i numeri sono troppi - mal di gambe quando si perde la partita - mal di mani quando le parole scritte si aggrovigliano - male dentro quando ci si sente soli sul piazzale
A scuola, nei momenti di bisogno, come contenitore delle parole che fanno o provocano del male, metto a disposizione degli scolari diversi materiali che permettono loro di liberarsi dalla rabbia che hanno dentro. La rabbia e il dolore sono emozioni utili e preziose che mostrano al prossimo più prossimo che si ha bisogno di aiuto.
Il male blocca, paralizza, distrugge, annienta, toglie, rovina, rompe… chiude, sempre.
Chiude il fluire dell’energia e allora ad uno scolaro non rimane che comunicare come può.
È proprio in questi momenti così fragili che l’insegnante dovrebbe riuscire a capire il dolore e prendere la decisione più giusta, in quel preciso istante, la decisione giusta e su misura per quel bambino. Altrimenti il male aumenta e allora sì, che fa male davvero.
Ma quando il male lo fa un adulto? Quando è l’insegnante oppure un genitore a ferire e umiliare, rovinando l’autostima di un individuo?
Allora il male va bloccato! Bisogna avere il coraggio civile di reagire quando una relazione è storta, rovinata, sbagliata.
Che fare invece quando il male si impossessa delle parole di un bambino o di un adulto? È bene fermarsi, fermarsi un attimo insieme al tempo che scorre e chiedere scusa e rimanere sospesi, in apnea, per riprendere fiato. Il fiato necessario per donare un respiro nuovo alle proprie parole, ai propri gesti.
Ma se il male che ci rende tristi e deboli dentro non ci lascia, bisogna trovare uno sfogo. È per questo, caro lettore, che ti presto delle parole da «rappare» per poterti sfogare e riuscire di nuovo a trovare il ritmo giusto per respirare.
Mal-essere
[rap]
E quando credi di non farcela più nasce
nasce dentro di te una forza che smorza il tuo malessere
perché ti aiuta e ti invita a dire basta, non resto,
detesto il fingere di quei perbenisti corrotti che peccano di omertà.
Non me ne frega più niente.
Adesso basta sono sana e sono e vera
sono finalmente cosciente.
Coscienza e consapevolezza che in fondo vuole solamente dire, sapere di sapere… e capire.
Capire che il tuo scopo nella vita è un altro, che non te ne frega niente
di tutta quella gente che fa finta,
che si ostenta a mostrarsi diversa.
Ti presto le parole per “rappare” un inno alla vita, all’amore, alle relazioni, quelle vere, giuste verso tutte le persone!
E allora il bene ti pervade e dentro di te un sole nuovo irradia il tuo ben-essere!
Una cosa è certa, parlare o cantare il male può far male, ma sicuramente libera e aiuta a ritrovare la forza per vibrare con l’energia del bene.
E si sa che a scuola si impara solamente quando il bene scorre fra le persone, creando la base sicura che permette ad ogni bambino di apprendere con un sano interesse e una vibrante curiosità.
E per finire dopo il dolore è bene ritrovarsi vicini e cantare insieme una canzone che aiuta a fare la pace con le proprie emozioni negative e ci porta a respirare serenamente nel mondo che ci ospita.
Io l’ho cantata a scuola la canzone che avete appena ascoltato e vi garantisco che è una sana terapia, senza effetti collaterali nocivi!