L'età

L'età

editoriale | Un breve racconto

di Gloria Ciapponi

ombrellone sdraio 1920

Vi lascio un racconto, un po’ estivo e un po’ drammatico. I protagonisti rappresentano tre generazioni, ma ognuno di loro in realtà rappresenta solo se stesso, a volte prevedibilmente, a volte invece in modo inaspettato.

Un sole appiccicoso, quello di una spiaggia odorosa di creme e di mozziconi. La famiglia dedicò quindici minuti a estrarre tutto l’occorrente dalla borsa mare. Madre, padre e bambina di un anno e mezzo, graziosa e in carne, due occhietti stretti e curiosi, l’andatura goffa di chi deve gestire un costume appesantito dal pannolino.
- Sofia, la mamma è stanca quindi gioca con il papà.

La vecchia a fianco a loro alzò le sopracciglia e studiò la scena. Il nome Sofia le piaceva, le ricordò una sua lontana amica d’infanzia. L’ombrellone disegnava l’ombra a est delle sdraio, un’ombra inutile che fece sbuffare la giovane madre: non aveva ancora smaltito i chili del parto e non le importava molto dell’abbronzatura da quando non si piaceva allo specchio. Voleva solo chiudere gli occhi e riposare, la bambina l’aveva tenuta sveglia tutta la notte: Sofia era faticosa, pensò, più faticosa di tutti i bambini del mondo. E forse era anche un po’ colpa sua perché la viziava troppo, colpa sua e di suo marito.

Buttò lo sguardo sul coniuge che stava armeggiando con la borraccia della piccola, senza successo ovviamente.
- Sofia, ora giochi con tuo padre e mi lasci in pace!

La piccola le porse una carta di caramella.
- Ti ho detto che ci pensa papà! - si voltò di scatto, l’uomo armeggiava ancora con il tappo - Arturo!

Il padre si riprese dal torpore, appoggiò l’oggetto e afferrò la piccola per un braccio.
- Vieni figlia, vieni a giocare con il papà - la fece sedere sul cerchio d’ombra.

rubinetto spiaggiaLa bimba toccò la sabbia, si guardò le mani, quei piccoli granelli appiccicosi le davano fastidio, provò a pulirsi, ma la situazione peggiorò, mugolò istintivamente.
- È solo sabbia, figlia, devi abituarti...
- No, voglio lavare - rispose lei allarmata.
- Vieni - sospirò trascinandola verso la doccina per i piedi - lavati qui... - con gesti veloci, stizziti e goffi, le strofinò i palmi, quindi la portò all’ombra.

La bimba appoggiò le mani per terra, poi di nuovo le guardò disperata, l’angoscia si impossessò del suo volto.
- Devo lavare - piagnucolò alzandosi.
- Arturo! - urlò la donna - Devo spiegarglielo io? Devo fare sempre tutto io!?
- No, certo - l’uomo sollevò la piccola e la riportò alla doccina.
- Arturo, ma non devi lavarla ogni volta, si deve abituare.
- Ha ragione la mamma, figlia, devi abituarti, la sabbia è fatta così, giochiamo con il tuo bel camioncino, ti va?

La bambina si mise a piagnucolare, allungò le braccia verso di lei, disperata.
- Mamma...
- No Sofia, ora stai con il papà. Mamma, mamma, sai dire solo mamma, tutto il giorno, non ne posso più, chiedo quindici minuti di pace, ti è chiaro Sofia?
- Figlia, smettila, non essere antipatica.
- Chi? - chiese la piccola.
- Tu. Tu sei antipatica perché non fai la brava, Sofia è cattiva perché non lascia riposare la mamma.

Sofia si fece seria, guardò la mamma, allungò la mano, ma lei si era sdraiata e aveva gli occhi chiusi sotto le due grandi lenti degli occhiali da sole. Era strana con quegli affari in faccia, non sembrava la sua mamma. Abbassò le mani, si voltò e si diresse decisa verso la doccina, suo padre rimase a guardarla mentre armeggiava con il rubinetto, restò a guardarla anche mentre un estraneo la aiutava ad aprirlo e a lavare le mani, restò a guardarla finché tornò da lui ma non cambiò l’aria afflitta di chi avrebbe preferito restare in ufficio a lavorare piuttosto che stare in ferie con quelle due.
- Sei cattiva e disubbidiente, figlia - sussurrò.
- Mamma - la bimba la indicò speranzosa. Forse i quindici minuti erano passati, pensò.
- Se non lasci in pace tua madre le dico di non guardarti mai più! - il tono era forse troppo alto, ma se ne rese conto solo quando sua moglie si voltò di scatto facendo scricchiolare la sdraio.
- Toglila dal sole, non ha la crema, così si scotta! - si lasciò cadere di nuovo, esausta, incompresa.
- Posso fare un bagno, prima? - chiese lui supplichevole - Poi la porto al bar a fare una merenda.
- Vai, ma sbrigati! - rispose lei girando la testa verso la piccola.

Sofia le corse incontro.
- Ferma! - la bloccò - Hai le mani sporche di sabbia.

trattore spiaggiaLa bambina guardò la fontanella.
- Non pensarci nemmeno, impara a conviverci! - sbuffò alzando le sopracciglia - Vieni qui vicino a me con il camioncino...

Sofia ubbidì, si sedette ai suoi piedi e cominciò a imitare il rumore del camion, intanto studiava la donna con la coda dell’occhio, sembrava si fosse già riaddormentata con la bocca aperta e l’occhiale spostato di lato.

La piccola sorrise, la vecchia la imitò e le schiacciò l’occhiolino. Sofia si guardò le mani e decise di andare a lavarle. Si alzò, percorse fiera i pochi passi che la separavano dalla doccina, la aprì orgogliosa e si sciacquò abbondantemente, l’acqua era fresca, piacevole. Si voltò verso il mare, aveva voglia di fare un bagnetto. Guardò verso la mamma che ancora dormiva, poi di nuovo il bagnasciuga e finalmente vide il papà che si stava immergendo. Decise di raggiungerlo, di corsa.

Quando arrivò sulla spiaggia suo padre non sembrava lo stesso, aveva la barba, capì che si trattava del papà di qualcun altro, girò la testa qua e là, cadde a terra, si guardò le mani sporche di sabbia, si rialzò e improvvisamente le parve di vederlo passeggiare in mezzo a un gruppo di persone.

little girl 4264929Corse per raggiungerlo, ma di nuovo non era lui.
- Papà! - finalmente, aveva riconosciuto il costume, un’altra corsetta, un’altra caduta, ancora sabbia sulle mani e sulle gambine.

Provò a pulirla, la mamma si sarebbe arrabbiata.
- Sofia... - si voltò, il nome era il suo ma non riconobbe quella voce.

L’anziana signora era lì che le sorrideva e le porgeva la mano. Sofia la prese, una mano fresca, pulita, paziente.
- Sofia, vieni, andiamo a lavarci...

La bambina la seguì piena di fiducia. La gentile sconosciuta la accompagnò alle docce grandi dove la aiutò a lavare via la sabbia anche dalle gambine. Sofia sorrise grata.

Poi la vecchia la prese di nuovo per mano e la aiutò a salire i gradini che portavano al marciapiede, quindi sotto un portico. Attraversarono la strada, Sofia riconobbe il negozio dei giocattoli dove aveva comprato il camioncino, pensò che magari la signora gliene avrebbe comprato uno ancora più grande, ma capì che non era nei suoi programmi.

Girato l’angolo la donna aumentò il passo e la bambina si sentì strattonare. Fu quando alzò lo sguardo e vide l’espressione sul viso della vecchia che intuì di essere in pericolo, troppo tardi.
- Sofia! - urlò sua madre quando si svegliò, ma Sofia non poteva più sentirla.

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