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Un mare di musica
Mare e marinai tra le note
di Franco Ferramini | SECONDA PARTE
Di Eugenio Bennato, nato nel 1948 a Napoli, Wikipedia dice che è un cantautore, musicista e accademico italiano; cita anche i due fratelli Edoardo (forse più famoso) e Giorgio (meno famoso), entrambi anche loro musicisti.
Eugenio Bennato, sin dai tempi dei gruppi Nuova Compagnia di Canto Popolare (NCCP) e Musica Nova, spazia nella sua produzione tra tradizione popolare rinnovata e canzoni più legate in modo originale all’antico barocco napoletano. Una sua canzone, bellissima, parla del mare, del 'mare nostrum', il titolo è Che il Mediterraneo sia. Con la sua orchestra, Eugenio propone un ritmo di tarantella ondeggiante, che culla l’ascoltatore con la sua dolce voce in italiano e le incursioni di altri cantanti in dialetto napoletano, arabo e francese. Vederli dal vivo nella Suite per Orchestra e Voci Popolari è uno spettacolo meraviglioso. Memorabile è la tarantella della procace ballerina che improvvisamente si scatena sul palco. Vale la pena riportare almeno la parte di testo in italiano: «Che il Mediterraneo sia, quella nave che va da sola, tutta musica e tutta a vele, su quell’onda dove si vola. Tra la storia e la leggenda, del flamenco e della taranta, e tra l’algebra e la magia, nella scia di quei marinai, e quell’onda che non smette mai, che il Mediterraneo sia… ogni uomo con la sua stella, nella notte del Dio che balla, e ogni popolo col suo Dio, che accompagna tutti i marinai, quell’onda che non smette mai, che il Mediterraneo sia… andare andare alla stessa festa, di una musica fatta da gente diversa, da Napoli che inventa melodia, ai tamburi dell’Algeria. Che il Mediterraneo sia, quella nave che va da sempre, navigando tra il Nord e il Sud, tra l’Oriente e l’Occidente. E nel mare delle invenzioni, quella bussola per navigare, Nina Pinta e Santa Maria, e il coraggio di quei marinai, e quel viaggio che non smette mai… che il Mediterraneo sia, quella nave che va da sola, tra il futuro e la poesia, dalla scia di quei marinai, e quell’onda che non smette mai, che il Mediterraneo sia». Temi più che mai attuali.
Per finire, una breve escursione 'internazionale' su un paio di brani: il primo fu pubblicato da un gruppo inglese di 'rock sinfonico' di qualche decennio fa: A salty dog dei Procol Harum del 1969, musica di Gary Brooker e testo di Keith Reid. La maggior parte degli italiani (di una certa età) hanno conosciuto questa canzone perché fu la sigla finale di una serie televisiva per ragazzi degli anni ’70, intitolata Avventura. La traduzione letterale di Salty dog è Lupo di mare. Il testo narra di un equipaggio sterminato in una nave aggredita (può essere in guerra o da pirati), che viaggerà per molto tempo alla deriva fino ad approdare in un fantastico 'paradiso dei marinai'. Un testo e una musica profondamente suggestivi (si odono anche stridii di gabbiani), per una canzone del passato che uguali, ormai, non se ne creano più. Mogol scrisse il testo diverso dall’originale di questo brano in italiano, Il Marinaio che ebbe diversi interpreti, tra cui Massimo Ranieri. Un’altra versione in italiano, molto più recente e con testo completamente diverso, è stata scritta da Pasquale Panella, Nel così blu cantata da Zucchero. Nel secondo brano, The dream of the return tratto dall’album Letter from home del 1989 di Pat Metheny e Lyle Mays, cantato da chi ha scritto il testo, Pedro Aznar, si narra di un messaggio di speranza in bottiglia affidato al mare, di cui si aspetta un ritorno, un segno. Arriverà dopo molto tempo, in cui si era persa la fiducia, scritto sulla sabbia in forma di preghiera per la gioia profonda di chi l’aveva inviato. La musica, superlativa, è quella del duo Metheny-Mays. Suggerisco di vedere il bel video con traduzione su Youtube intitolato Pat Metheny-Pedro Aznar DREAM OF RETURN traduzione di 'rosariapellegrino'.
Altre canzoni italiane sul mare sono state scritte da cantautori italiani, soprattutto ovviamente dalle scuole di città di mare, genovese e napoletana. Ma non vorrei appesantire questa breve rassegna e lascio al lettore la curiosità, se vuole, di scoprirle. Il mare è presente nella musica, forse perché nel mare è da sempre ricorrente un sottofondo musicale, che sia quello del Mare calmo della sera di Andrea Bocelli, o del mare in tempesta, Stormwatch, metafora ambientale della terra inquinata in rovina dall’album dei Jethro Tull del 1979. Ma questa è un’altra storia.