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Vivere i colori
Per una rinascita della pittura
Egidio Missarelli *
«L'arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile… L’arte è una similitudine della creazione. Essa è sempre un esempio, come il terrestre è un esempio cosmico.»
Paul Klee
«Se i quadri si potessero spiegare e tradurli in parole, non ci sarebbe bisogno di dipingerli.»
Paul Courbet
«Il pittore del futuro sarà un colorista come non se ne sono ancora mai visti.»
Vincent Van Gogh, Lettere a Théo
Grazie alla Teoria dei colori di Goethe – vero scrigno di verità tuttora da scoprire e studiare –, ebbi la possibilità di rivedere tutte le certezze scientifiche che avevo avuto modo di studiare nel campo dei colori. Ciò che mi dava la scienza ottica in merito ai colori – spettro, frequenze, lunghezze d’onda ecc. –, erano, e sono, certamente verità, ma di superficie e dal punto di vista artistico-pittorico inutilizzabili, sterili. Con pazienza e prisma in mano si possono fare esperimenti che confermano i concetti scientifico-artistici goethiani, euristicamente precursori di un nuova via di conoscenza sviluppata in seguito dalla Scienza dello spirito di Rudolf Steiner.
Sintetizzando brevemente la suddetta goethiana teoria dei colori, si può dire, in prima istanza, che la Luce richiama spontaneamente alla mente lo Spirito, come la Tenebra richiama la Materia. Goethe parte da questi due archetipi sensibili-sovrasensibili e fa derivare il mondo dei colori dal loro incontro e relazione. Guardo le tenebre del cosmo dalla Terra illuminata di giorno dal sole; tenebra attraverso luce: questa relazione crea l’azzurro del cielo. Guardo il sole all’alba o al tramonto dalla Terra ancora immersa nel buio della notte; luce attraverso tenebra: questa relazione crea il rosso del tramonto o alba. A loro volta questi due fenomeni cromatici naturali, del tutto privi di supporto materiale, per così dire 'atmosferici', rappresentano per Goethe gli archetipi del mondo dei colori.
dipinto di un allievo
Dalla relazione luce-tenebra nasce un mondo nuovo, che tecnicamente – nel senso di una pittura rinnovata che ha i suoi riferimenti storici principali in Kandinskij e Klee – è non solo possibile, ma necessario identificare come mondo dell’anima, della psichè (ψυχή) greco-antica o anima mundi della tradizione occidentale e orientale, concetto riemerso nella modernità col nome di 'inconscio collettivo' (C.G. Jung). Il kandiskiano 'spirituale nell’arte' e il kleeiano ‘rendere visibile l''invisibile' ci orientano proprio a questo mondo dell’anima o mondo dei colori viventi; il vivente non transeunte però, identificabile con la 'vita diffusa' della quale il concetto greco-antico Zoe ci restituisce il senso.
Il pittore contemporaneo ha come necessità prioritaria, anche suo malgrado, di portare a coscienza il mondo vivente dei colori. Solo una radicale 'metanoia', orientata ad una totale transustanziazione, può restituire all’artista, in termini moderni e paradossalmente sovra-spaziotemporali, un approccio percettivo puro e far sì che l’approdo al volere del mondo dei colori sia trasparente, significante in sé e per sé, extra-verbalmente dialogante, trans-soggettivo e auto-creativo. In ciò sta il significato profondo e spirituale dell’arte pittorica, e dell’arte in genere, al di là del quale si procede con coscienza epigonale o nescienza casuale e arbitraria, riproducendo secondo le sezioni statiche delle scuole, delle tecniche e quant’altro, ma mai creando valori artistici concreti e universali.
Va considerato però che l’approccio al mondo dei colori viventi non può essere restituito appieno dalle parole: in questo senso non può che essere sperimentato, vissuto, in un tentativo sempre rinnovato di togliere i diaframmi, i nodi, i riferimenti descrittivi e quant’altro ostacoli un contatto aperto e libero con la realtà invisibile, sovrasensibile degli spazi cromatici. L’iter formativo in tal senso, prevede un progressivo indebolirsi dei riferimenti esterni e degli schemi concettuali estetici di un conformismo cognitivo e ideologico pervasivo, liberando e sollecitando così uno sguardo prensile in grado di vedere, di percepire e rappresentare l’oltre, in virtù del suo esser percezione pura.
Una vera e propria metamorfosi dell’umano che Yves Klein così bene ha espresso in un aforisma: "Il pittore deve creare costantemente un solo unico capolavoro, se stesso". Con Cézanne si può altresì affermare che "c’è una logica colorata: il pittore non deve che obbedire a lei, mai alla logica della mente", affermazione che può fare solo chi si è allenato con attenzione ad ascoltare le risonanze dei colori e a cogliere i movimenti e le gestualità proprie al mondo vivente del colore.
Una pittura volta all’essenziale che traduce consapevolmente la volontà meta-soggettiva dei cromatismi, in un annullamento che è orientato a una poetica del risveglio, a una sintonizzazione che non prevede intrusioni di sorta, o, in altre parole, pittura come frutto di una profonda meditazione ricettiva e creativa.
* «Il dipinto di Egidio Missarelli Sorgenti n. 2 ha la sua giusta interpretazione, a livello di sapiente esecuzione, grazie al titolo rivelatore. L’osservatore ha a disposizione una costruzione visiva del tutto attendibile; infatti, da una ricerca in apparenza informale, l’artista approda a forme del tutto naturali, proposte in chiave di riconoscibilità del tema naturalistico.»
Prof Paolo Levi