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Il Regimen Sanitatis Salernitanum
Dal 1300 giungono a noi consigli pratici, alimentari e igienici ancora sorprendetemente attuali!
di Natale Contini
Jan Steen - La fanciulla ammalata"Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo.", Ippocrate
Alla ricerca di notizie sull'uso del vino in medicina nel periodo medioevale mi sono imbattuto casualmente in un Trattato di Medicina redatto dalla Scuola Medica Salernitana composto da ben nove volumi di cui uno, il più diffuso, che tratta specificatamente di alimentazione.
Il Regimen Sanitatis Salernitanum è scritto in versi per una sua migliore comprensione e memorizzazione da parte degli studenti allora in gran parte privi di mezzi di scrittura. Per quell'epoca si può considerare un vero e proprio testo scientifico, il cui valore conserva in parte discreta attualità.
La Scuola Medica Salernitana è stata infatti la prima e più importante istituzione medica d'Europa nel Medioevo, ed è considerata da molti come la madre delle moderne università. La sua storia prende avvio nel VI secolo quando a Salerno nei monasteri benedettini i monaci trascrissero i sommari delle opere classiche greche, latine e arabe di medicina. Verso il X secolo inizia il passaggio graduale dell'esercizio della medicina dal clero ai laici. E da qui parte il vero e proprio diffondersi ed affermarsi della Scuola Salernitana che tra l'altro fu la prima ad ammettere le donne sia ai corsi di medicina che nel corpo docente; esse divennero famose col nome di Mulieres Salernitanae.
Una leggenda racconta che la costituzione della Scuola fu dovuta all'incontro di quattro medici: un romano, un greco, un arabo ed un ebreo, che, unendo le loro conoscenze, portarono un vasto bagaglio di esperienze diverse che divenne la caratteristica più grande della Scuola. Il suo primo grande pregio fu quello di occuparsi non soltanto dei malati, ma anche dei sani, di fare, cioè, prevenzione, quindi curare il benessere fisico da sani, una pratica completamente sconosciuta a quel tempo, sebbene già Ippocrate ne avesse messo in evidenza l'importanza.
I reduci dai "luoghi santi", crociati feriti o ammalati si fermavano a Salerno per essere curati prima di rientrare in patria. Ad ognuno prima di essere dimesso veniva consegnato un insieme di precetti "igienici e sanitari" da utilizzare in mancanza del medico. Furono pubblicati diversi manuali tradotti in tutte le lingue allora conosciute.
Il primo atto giuridicamente configurato di riconoscimento delle strutture operative e didattiche della Scuola di Salerno fu emanato da Federico II, nel 1231, con la Costituzione di Melfi: "con la presente legge stabiliamo [...] che nessuno nel Regno possa insegnare medicina o chirurgia se non in Salerno, e che non assuma il titolo di maestro se non sarà stato esaminato prima con diligenza alla presenza dei Nostri ufficiali e dei maestri della stessa disciplina". Il significato del testo è più che chiaro: la didattica medica, nel Regnum, è possibile solo a Salerno, ed è regolamentata dall'intervento statale. La commissione che abilita alla professione di medico è mista: maestri e funzionari regi, il che sancisce in maniera evidente la statalità dell'insegnamento.
Nel 1241 Federico II ne definì il piano di studi che comprendeva tre anni di logica e cinque di medicina e chirurgia. La Scuola venne chiusa nel 1812 con decreto di Gioacchino Murat.
Il benessere del corpo nella tradizione della scuola salernitana
Il Regimen Sanitatis sopra citato è una compendio di precetti salutari espressi semplicemente per essere comprensibili a tutti. Senza dubbio è l'opera più letta della voluminosa trattatistica di questa Scuola. Larga parte è dedicata al regime alimentare dettando i comportamenti e le misure a cui attenersi tra cui le cognizioni igieniche e gli stili di vita necessari per garantire un apprezzabile stato di salute e di equilibrio psichico. È un concentrato di saggezza in cui si spiega agli uomini che per vivere sani basta usare con la giusta misura i beni materiali che elargisce la terra, godendo dell'aria pura, delle bellezze dell'ambiente, degli alimenti naturali, delle piante officinali e, ovviamente, del vino schietto seppure bevuto con la dovuta moderazione.
Per campare in salute e a lungo sono infatti numerosi i richiami al vino e alle sue peculiarità nutritive e medicamentose.
Ecco cosa consigliano, ad esempio, i medici di Salerno a proposito del vino passito:
"È un vino adatto per i vecchi, malati e flemmatici. Ingrassa le donne. Mette a proprio agio il petto, tonifica lo stomaco, fortifica il fegato. Riscalda il sangue, combatte la putrefazione, scaccia le nausee e la mucosità dello stomaco. È utile contro la tosse e l'asma, allenta le viscere irrigidite, restringe quelle rilassate per la dissenteria e per condizioni similari. È utile per il fiato corto e per le malattie cardiache".
Ed ancora:
"Qualsiasi pasto si consumi deve essere accompagnato al vino. Il vino deve essere innanzitutto schietto, altrimenti la digestione ne viene turbata; poi deve essere vecchio, perché più sano e generoso e non bisogna abusarne, perché un eccesso corroderebbe il fegato".
"Durante il pasto il vino, per essere salutare va bevuto in un certo modo e cioè sorseggiato spesso e poco, deve accompagnare i bocconi di cibo e non essere tracannato tra una portata e l'altra".
"I vini bianchi e dolci sono più nutrienti, mentre un eccesso di vino rosso gonfia il ventre".
"Il vino si riconosce dall'odore, sapore, limpidezza, e colore. Per essere un buon vino deve avere questi requisiti: limpido, vecchio, sottile e maturo".
Leggendo oggi queste indicazioni si rimane sconvolti dalla loro attualità. Siamo nel 1300 e già allora si dettavano con competenza regole la cui validità rimane in buona parte inalterata anche se spesso ignorata.
Fu Arnaldo da Villanova, medico del Papa Bonifacio VIII, che all'inizio del 1300 raccolse i principi della Scuola in 3500 versi; essi venivano recitati dagli studenti di medicina e dai clerici vagantes. Al nucleo originario di circa 350 regole se ne aggiunsero col tempo delle altre fino alla metà del 1800 grazie all'eminente studioso di cose salernitane, De Renzi, che ne raccolse oltre 3000.
Alcuni celebri aforismi citati in numerose fonti sono i seguenti:
"Se non hai medici a portata di mano, ti facciano da medici queste tre cose: mente serena, riposo e moderazione nel mangiare.
Non metterti a tavola, se non senti lo stomaco vuoto e libero dal cibo del pasto precedente.
Se non vuoi avere problemi, comincia ogni pranzo con un bel bicchiere di vino.
L'anice rende più limpido lo sguardo e ristora lo stomaco.
Il seme di finocchio apre anche gli spiragli dell'ano.
Durante i pasti, bevi poco e spesso.
Se vuoi dormire bene, alla sera mangia poco.
Formaggio e pane è cibo per chi è sano.
Le rape giovano allo stomaco, ma producono flatulenze.
Non esagerare col vino, né coi cibi; non ti dispiaccia alzarti in piedi dopo mangiato: evita il riposino dopo pranzo; non trattenere l'orina, e non tenere serrato lo sfintere. Se seguirai con cura questi consigli vivrai a lungo".
Ma il Regimen Sanitatis indicava anche una precisa pianificazione delle regole relative all'assunzione di cibo abbondando in consigli spesso pleonastici, ma sovente anche perspicaci e di buon senso la cui attualità è veramente sorprendente.
Eccone alcuni esempi:
"In primavera mangia alimenti freschi, altrettanto farai in estate, ma con abbondanti bevute, mentre in inverno puoi non limitarti con cibi secchi e caldi.
Mentre in giugno e in agosto siano suggerite verdure e acqua du fonte e proibita la birra per la necessità di un'alimentazione rinfrescante che mitighi gli effetti della calura estiva: "Lactuacae frondes ede; novella rum fuge potum cerevisiarum".
A settembre salutare la frutta come le pere e le mele ed ancora il latte di capra, gradevole e diuretico, nonché l'indigene cacio di capra". Particolarmente invitante il richiamo a consumare le pere con il vino e le mele con il latte: "Pyra cum vino, poma cum lacte caprino".
A dicembre è d'obbligo una dieta ipercalorica e corroborante per contrastare il freddo rigido della stagione: mettere da parte quindi gli ortaggi e puntare decisamente sui fagioli e sul vino: "phas et potio cara". Ovviamente i fagioli cui si riferisce il Regimen non sono quelli che mangiamo oggi, di origine sudamericana.
Curiosi anche certi consigli sul comportamento da adottare durante i pasti evitando accostamenti inconsueti tra cibo e bevande. Come evitare di ingurgitare vino e latte assieme: "Si sumis vina simul et lac sit tibi lepra". Oppure di bere acqua durante i pasti. E ancora "cibati di pietanze gustose e bevi del vino vecchio, perché un vino delizioso come quello invecchiato ti aiuterà nella digestione".
Le erbe indicate nella farmacopea erano molte, citiamo: "la malva favorisce il ventre, la menta contro i veleni, la salvia abbatte le febbre, la ruta rischiara la vista, la senape giova alla testa, la viola è contro il mal caduco, l'ortica cura coliti e artrosi, il porro favorisce la fecondità".
Scuola medica - miniatura
Per concludere ecco alcuni consigli per le donne:
"Per la crescita dei capelli ungili con un miscuglio di pane d'orzo, sale e grasso d'orso.
Per lenire l'affaticamento del corpo bagnalo con una lavanda di acqua e crusca.
Per rendere bianchi i denti strofinali tre volte al giorno con la corteccia verde delle noci.
Per schiarire il viso stempera delle fave in acqua fredda e cospargilo del liquido mattino e sera.
Per conservare la vista sciogli polvere di ruta, betonica, menta e celidonia in acqua di riso e lava gli occhi.
Per rendere gradevole l'alito mastica muschio e foglie d'alloro prima di un incontro d'amore".
E per tutti un insegnamento che pare incredibile per quei tempi: "Se vuoi essere sano lavati spesso le mani".