- Categorie: Le parole sei in Collezionismo
Testimonianze datate 1944
Dal Corriere dei Piccoli alle lettere dal fronte
di Luca Villa - SECONDA PARTE
Nel Corriere dei Piccoli numero 26 del 25 giugno 1944 si racconta di Marta, una signora anziana che siede nei banchi di scuola insieme ai bambini poiché sta imparando a leggere e a scrivere.
In quel periodo due persone su dieci in Italia erano analfabeti. Studiare a scuola permetterà a Marta di scrivere parole di conforto al figlio che è soldato al fronte e di leggere le sue lettere. «Una lettera in arrivo! Il suo figlio è dunque vivo! Mamma cara sto benone! Ho una fame da leone e nell'ultima battaglia mi son preso una medaglia».
Questo racconto ci collega alla corrispondenza postale e a un'altra collezione legata alle lettere e alle cartoline postali dai campi di prigionia.
23 marzo 1944
«Salve carissimi, Come state? Domanda superflua, penserete, e giustamente, poiché penso quali siano le vostre condizioni anche senza una vostra comunicazione. Lo deduco facilmente dalle condizioni economiche nelle quali versava la nostra patria nei primi mesi del '42 quando ancora mi trovavo in patria. Se così era allora? Che ne sarà ora? (..)». Le parole della lettera scritta da un sottotenente prigioniero in un campo inglese nei pressi di Clement Town (Dehradun, India) capovolgono la situazione di tragicità della condizione di vita di allora. Lui è sì prigioniero, ma chi sta in Italia ora è messo peggio.
Giovedì, 2 novembre 1944
«Alma mi cara, sempre con la speranza che almeno qualcuna di queste mie ti giunga, continuo a scriverti. Come stai, Nin mio? Io sempre bene e i miei denti sono quasi a posto. Dalla radio apprendo le vostre condizioni e puoi immaginare la mia pena. (..) Rarissimi "fortunati colleghi" hanno ricevuto qualche lettera da Udine e Trieste. Da Gorizia, ch'io sappia, nessuno. Chissà perché? Si vede che nemmeno la Croce Rossa ha delle possibilità in mezzo alla tremenda bufera che imperversa in quasi tutta l'Europa. (..)». Anche questo capitano che scrive a casa dal campo di prigionia inglese a Yol in India si preoccupa di chi sta in patria perché informato della tragica situazione presente.
Collezionare documenti postali è sicuramente diverso dalla precedente raccolta di fumetti. In primo per il fatto che se per i fumetti ne troviamo più copie identiche, questi documenti invece sono unici. Il valore collezionistico per assurdo però non è così elevato. Infatti anche se sono tutti pezzi unici di lettere e cartoline postali, quelli dai campi di prigionia sono tantissimi. Considerato che erano spedizioni per la maggiore in franchigia, quindi senza francobolli, oltre al testo sul documento possiamo trovare solo timbri di controllo o annulli postali. Le parole anche in questo caso fanno la differenza. Parole che erano comunque sottoposte a censura.
30 Luglio 1944
«Cara Mari, due giorni or sono ho ricevuto la tua desiderata lettera che da molto l’attendevo, e subito ti rispondo, sono già due mesi che non scrivo non avendo carta, Sento che tu pensi molto a me, ed io sto bene lavoro e mangio certo che non è casa mia il più che sono sempre tutto stracciato. Ho ricevuto il secondo pacco con tutto il contenente che tu mi hai detto. Se puoi fammi un pacco con gli altri pantaloni ed le mutande corte e calze. (..)». Il soldato che scrive a casa è prigioniero nel campo tedesco I B situato a Hohenstein (ora Olsztynek, in Polonia).
Nella maggioranza degli scritti i temi 'salute' e 'cibo' sono quelli più nominati e questo funziona anche se a scrivere è chi sta in Italia verso il prigioniero.
2 Luglio 1944
«Caro Giovanni ricevuto tue notizie con molto piacere nel sentire la tua buona salute, e così pure di tutti noi di Famiglia, al momento stiamo bene inteso il tuo scritto. La stalla va bene come il solito, l’uva meno dell’anno scorso, granoturco abbastanza bello e tutto dato terra, foraggio pare abbastanza, è venuta la pioggia, frumento migliore di scorsi anni, ormai tagliato trecento e trenta megnioni speriamo arrivare vicino ai cento quintali, due campi tagliato con la falce, il rimanente con la macchina (..)». A scrivere da Treviso è il fratello al prigioniero nel campo tedesco II D di Stargard, in Pomerania (ora Szczecinski, in Polonia). In questo riepilogo dell’attività agricola di casa, parole che sembrano un banale resoconto, troviamo invece un grandissimo valore poiché riavvicinano chi è distante a quanto lasciato in patria, cioè un lavoro contadino ma da uomo libero sulla propria terra.
Nel 1944 gli italiani erano prigionieri ancora nei campi alleati (quindi Regno Unito, Nord Africa, Kenya, Tanzania, Sud Africa, India, Australia, Stati Uniti, Canada) e, dopo il settembre 1943, anche nei campi tedeschi (suddivisi per la maggiore tra Germania, Austria e Polonia). Le condizioni di vita erano ovviamente peggiori nei campi germanici dove molti italiani vi trovarono la morte. Trovare una lettera ritornata da un campo di prigionia (come l’ultima citata) è testimonianza del fatto che molto probabilmente il prigioniero ha fatto rientro a casa terminato il conflitto nel 1945.
Nel collezionare questo tipo di documenti le condizioni del materiale cartaceo vanno in secondo piano. L’importante è, una volta acquisito, conservarlo nel miglior modo possibile. Ecco che allora l’oggetto, le sue parole, rimarranno ancora disponibili a chiunque le voglia leggere e, raccogliendolo, preservarlo per chi in futuro lo vorrà leggere e magari collezionare.