I legami
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I legami possibili
La scelta e l'obbligo, l'affetto, l'amore e il potere
Gli uomini e le donne hanno dei bisogni emozionali che cercano di soddisfare, come possono, all’interno della comunità di riferimento.
In situazioni normali, la vita sociale crea dei modelli equilibrati e sincronici nei legami che si formano fra le persone: all’interno dei diversi sistemi di parentela, i rapporti affettivi positivi, o teneri, compensano quelli negativi, o duri. Ciò non vuol dire che non esistano componenti della società che non siano discriminate: tutt’altro, di solito, chi dispone di meno potere (familiare, economico, politico, sociale) è anche costretto a subire sul piano sentimentale e sessuale, e ad accettare violenze fisiche e psicologiche, oltre a ineguale carico di lavoro.
Grosso modo, si possono riassumere i tipi di legami (e comportamenti) possibili all’interno di una famiglia in quattro tipi: il rispetto, fondato sull’autorità, che è il sentimento che i figli nutrono in ambienti tradizionali nei confronti dei genitori, che impone loro l’obbedienza; la familiarità, al contrario, definisce il rapporto con i nonni, e spesso anche con gli zii, impostato sull’affettività, la complicità, la tenerezza, l’indulgenza. Il rispetto assoluto, che rasenta il tabù, nei confronti dei suoceri: in alcune tribù africane, il marito si nasconde alla vista della suocera. La finta ostilità, che permette a dei parenti di potersi insultare o schernire, di poter anche litigare, senza che il litigio sortisca effetti duraturi: si è osservato questo tipo di relazione fra i gruppi (di pari grado gerarchico) che perdono una ragazza e i gruppi del marito: i cognati possono ingiuriarsi con una specie di scherzo rituale, che, in virtù dell’alleanza contratta col matrimonio della sorella, o del fratello, non fa che riconfermare la familiarità. Al contrario, se qualcuno non sta allo scherzo, significa che rifiuta di entrare nella famiglia, e preferisce restarne fuori e può essere interpretato, questa volta sì, come un’offesa. Nella società occidentale moderna, quando si fa entrare qualcuno nell’intimità amicale, si applica il medesimo meccanismo: si abbandona la “forma”, e si usano toni e parole che in un discorso “fuori casa” suonerebbero “maleducate”. Se l’ospite se la prende, vuol dire che “vuole stare sulle sue”, e non può più essere oggetto di fiducia.
In questo modo, i membri della cellula famigliare, nucleare, estesa o composta che sia, sono uniti attraverso dei legami che corrispondono a un complesso codice di diritti civili e consuetudinari, di obbligazioni economiche e di scambi di favori, di doveri e piaceri sessuali, di proibizioni, tabù e sentimenti, come l’amore, l’affetto, il rispetto, l’odio, che fanno della famiglia un’istituzione totale, eccezionale, un contratto imposto di fatto a persone che non l’hanno né elaborato né sottoscritto, alle quali non si chiede un parere in merito. Questa la ragione per cui oggi nascono, ogni giorno di più, movimenti di rifiuto contro la morale famigliare tradizionale.
I legami di parentela sono basati sul senso del dovere
Ci sono specificità biologiche che caratterizzano e definiscono la parentela fra la razza umana: relazioni sessuali, gravidanze, parti, lunga immaturità dei piccoli, e quindi dipendenza protratta dalla comunità di origine per la sopravvivenza, decessi. Per lunghissimi secoli, millenni forse, tutte, o quasi, le civiltà hanno ritenuto “naturali” i legami di parentela che si allacciavano fra i propri componenti perché fondate su vicende biologiche e fisiologiche. Poi sono arrivati gli antropologi, e hanno dimostrato che è proprio in questo campo che si rivelano maggiormente le articolazioni e gli scambi che esistono fra natura e cultura, società e biologia. Gli studi sui legami di parentela costituiscono il fondamento stesso della ricerca antropologica, fin dal suo esordio, un secolo e mezzo fa. Indispensabili durante il lavoro di campo, imprescindibili nella formazione per studenti e neofiti, sono più che mai attuali, perché, anche in tempi di crisi della famiglia, si formano nuove alleanze di solidarietà che spesso rimangono aggregazioni di parentela, o che assumono gli stessi caratteri dei gruppi di parentela acquisita delle culture tradizionali.
Le categorie di parentela, malgrado il senso comune, non obbediscono al determinismo biologico, anzi. Si conoscono un’infinita varietà di forme secondo il retroterra culturale in cui si realizzano, una straordinaria diversità di soluzioni diverse allo stesso quesito: l’organizzazione di un sistema di legami sociali che istituzionalizzi e giustifichi l’alleanza all’interno di certi gruppi. Una cosa è certa, l’enorme importanza accordata alla parentela nelle società di tutto il mondo.
Il vincolo di parentela è un fatto sociale totale, cioè un’espressione culturale che investe ogni struttura della vita comunitaria, ed è basato sul dovere all'assistenza, che passa attraverso il vincolo del sangue (reale o presunto). A tutt'oggi, malgrado gli sforzi degli ideologi che hanno pensato di poter "costruire forme innovative di famiglia", la stragrande maggioranza dei sistemi innovativi è fallita di fronte al bisogno di farsi carico dell'altro. In poche parole: il legame di parentela impone l'obbligo all'assistenza in caso di malattia, perdita di autosufficienza, disoccupazione; i membri della famiglia - a denti più o meno stretti - mettono in comune spazi, denaro e dedicano del tempo alla persona in difficoltà fino a quando il suo problema, in un modo o nell'altro, non si risolve, fino alla sua morte. Ma i legami che si creano sulle affinità, e non sulla parentela e sul dovere, non riescono a essere altrettanto saldi, e si sfaldano. Questa la ragione per cui tante "famiglie alternative" sono fallite.
La famiglia è anche la prima cellula produttiva, di divisione di responsabilità economiche, in cui alcuni dei suoi membri, i più deboli, sono spesso costretti a migrare; la famiglia è quasi sempre l'unica struttura di protezione economica in tempi di crisi, perché i legami di parentela - fondati, non solo sull'affetto ma principalmente sul dovere - impongono la solidarietà fra i suoi componenti. Con l'invecchiamento della popolazione, l'importanza del legame di parentela - e specialmente quello di filiazione - emerge nella sua drammaticità, perché i genitori, ormai anziani, hanno bisogno dei figli che si prendano cura di loro e i figli, non autosufficienti, non possono uscire dal nucleo di origine perché non ne hanno le risorse...
È all'interno della famiglia che, in maggior modo in Italia rispetto al resto del mondo, si costruiscono quei legami che poi saranno utili anche nella vita futura e professionale dei suoi membri, per esempio, la composizione di reti di alleanze e di legami che portino a risultati elettorali o di spartizione del potere sia leciti, che illeciti: si pensi all’importanza delle lobbies, reti di legami istituzionalizzati realizzate anche in base a potentati familiari.
I legami di alleanza, scambio e solidarietà
In antropologia, per alleanza si intende l’insieme di regole che stabiliscono lo scambio delle donne, che portano a un’unione matrimoniale normalmente ritualizzata attraverso una cerimonia, in cui la collettività accetta e legittima la nuova coppia e la sua discendenza. La neonata cellula intreccerà, a sua volta, una rete di solidarietà che investirà ogni settore della vita sociale propria e di coloro che le stanno intorno, e che, nel corso della sua esistenza, determinerà la sua posizione all’interno della comunità.
Nelle società più sviluppate economicamente, aperte, in cui esiste un grado elevato di mobilità verticale e orizzontale, la rete di alleanze è formato dai legami che si instaurano fra i membri, che coinvolgono non solo i parenti in senso stretto, ma le amicizie, il vicinato, determinate dal carattere, dalla professione, dal titolo di studio, dalla formazione, dall’educazione, dal credo religioso, dalla classe sociale, dal ceto, dall’etnia, dalla razza di provenienza. Non ci sono leggi fisse: teoricamente, la scelta del coniuge è dettata dall’affettività, e il modello culturale risente dell’impostazione romantica che vede nell’amore sentimentale il fattore decisivo che porta alle nozze. In realtà, le considerazioni di tipo economico e statutario sono raramente escluse dalla decisione finale, così come l’influenza della famiglia e dei genitori. Inoltre, l’ambiente sociale in cui si è nati e cresciuti determina e limita, anche inconsapevolmente, le possibilità di scelta per la costruzione stessa di legami: sono rari i matrimoni fra persone di classe sociale molto diversa fra loro; le differenze culturali pesano moltissimo non solo al momento del matrimonio, ma anche dopo.
Augusto Tivoli, autoscatto famiglia Tivoli
Più il gruppo di riferimento è piccolo, più il gioco dei legami diventa complesso e vincolante. Ovviamente, non sono esclusi carattere e sentimento, solo che vengono messi in secondo piano rispetto ad altri criteri. Nelle società tradizionali, il sistema di parentela svolge la funzione di regolare l’incrocio dei legami fra consanguinei e di quelli fondati sull’affinità. Esistono delle norme che stabiliscono dei matrimoni preferenziali, che servono a confermare nel tempo dei legami fra gruppi che si scambiano, a parte le mogli, prestazioni economiche, di lavoro, di favori. Così, alcune società sono endogame: difficilmente si sposano degli stranieri e quando ciò avviene, bisogna pagare il “prezzo della sposa”. Tracce di queste usanze si possono ritrovare ancora oggi, in quelle cerimonie in cui se lo sposo viene da un altro paese, deve pagare una cena ai giovani compaesani della futura sposa, molto diffuse, fino a pochi decenni fa, in tanti paesi delle Alpi.
Altre comunità scelgono di aprirsi all’esterno, per assicurarsi appoggi in caso di necessità (guerre, traffici commerciali, ospitalità in caso di viaggi e spostamenti: è il caso di molti popoli nomadi), per costruire legami di amicizia, consolidare accordi politici e legami, scongiurare rivalità e vendette: per esempio, il gruppo degli aristocratici europei ha praticato, per secoli, questo tipo di contratto matrimoniale. Allora le ragazze sono cedute ad altre famiglie, che vivono lontane: il consenso e l’amore diventano secondari.
In ogni caso, l’antropologo deve studiare le motivazioni della scelta, e le sue conseguenze e i condizionamenti che comporta, nei comportamenti individuali e collettivi, la percezione e il grado di accettazione delle consuetudini. In questo campo, l’analisi della trasgressione è essenziale, perché proprio sulla (supposta) libera scelta del coniuge, si determina il passaggio fra una società di tipo tradizionale e un modello di famiglia occidentale, e proprio in questo settore si avvertono di più le rivendicazioni di rinnovamento delle componenti deboli delle comunità della tradizione: i giovani e le donne, spesso sovradeterminati e considerati incapaci di decidere.
La sposa bambina, film di Khadija Al-Salami
L’atomo di parentela
Secondo il senso comune, e la morale occidentale, la particella più piccola di parentela è formata dalla famiglia nucleare: madre, padre, figli. In effetti, questa concezione è solo la proiezione culturale di una mentalità che ci dice che cosa dovrebbe essere la famiglia, non che cosa è la realtà etnografica. L’idea della cellula nucleare ristretta è recente, di origine urbana, borghese, nord americana, mitteleuropea e nordica, ed è la conseguenza dell’obbligo (di matrice protestante e calvinista più che cattolica) all’indipendenza dal contesto sociale che circonda i coniugi, che scarica soltanto su di loro la cura della prole, slegandoli (liberandoli?) dalle reti di legami e di alleanze in cui tradizionalmente, per millenni, erano stati avvolti. Ciò che adesso viene considerata l’unità minima parentale (che, in realtà, si restringe sempre di più: oggi si considerano “famiglia” anche i single) non sarebbe stata neanche considerata famiglia fino a pochi decenni fa. Questo modello di organizzazione familiare si impone, a livello culturale, sulla famiglia allargata che, se anche condiziona fortemente le scelte dei genitori, fornisce un grande aiuto pratico nella cura dei figli, fino a trasformare il concetto stesso di nucleo familiare, in Italia, dal dopoguerra, con l’urbanizzazione massiccia e l’emigrazione che spezza i legami con i parenti che rimangono in paese, divide e disperde i componenti degli antichi gruppi familiari e clanici. E la medesima situazione sta ripetendosi adesso nei paesi sottoposti a forti flussi migratori.
«Figlia di due mamme», sentenza storica a Milano
La famiglia: un legame impossibile da slegare
Qualunque società umana, senza eccezioni, fino a ora è stata gestita, a diversi livelli, dalle strutture parentali. L’organizzazione del parentado si concretizza nei vari tipi di famiglia. La famiglia è lo strumento privilegiato di condizionamento culturale, di costruzione dell’identità di appartenenza: etnica, sociale, religiosa, politica, esistenziale, affettiva: perché al suo interno si realizza la prima educazione del bambino. Purtroppo non è un qualche cosa di preciso e determinato, anzi. È una delle creazioni culturali più difficili da studiare, perché impossibile, o quasi, da generalizzare: è una delle espressioni tipiche, peculiari, di una civiltà, oggetto di analisi e di ricerca privilegiato per gli antropologi. Nel senso stretto del termine, si tratta di un gruppo di persone legate dalla consanguineità, dal matrimonio o dall’adozione che vivono abitualmente insieme, col fine di sopravvivere economicamente, identificarsi individualmente e collettivamente in un’entità socialmente riconosciuta che fornisce status, allevare i figli, curare gli individui più deboli (gli anziani). Di solito, una famiglia riveste personalità giuridica, possiede proprietà e beni comuni, i suoi membri sono tenuti alla cooperazione economica. In realtà, qualsiasi vera famiglia cambia nel tempo, si divide e si disfa, forma altri nuclei ripartendo i propri membri, mentre continua a esistere il sistema di parentela che l’ha definita.
Esistono tantissimi modelli di famiglia: gli etnologi hanno tentato di sintetizzarne tre. La famiglia nucleare, o coniugale, è formata da padre, madre, figli. Può sussistere da sola, o costituire un elemento che va a formare una famiglia estesa, in cui diverse cellule coabitano sotto lo stesso tetto, o comunque si sentono parte di un medesimo ambiente familiare, e spesso lavorano insieme: si pensi per esempio alla famiglia contadina tradizionale, in cui il possesso della terra e delle case, come d’altra parte il lavoro, era indiviso, l’autorità era esercitata dal patriarca o dal gruppo dei fratelli figli del capostipite. La famiglia composta, infine, è quella che si può trovare nelle società in cui vige la poliginia (matrimonio dell’uomo con più mogli) o la poliandria (molto meno diffusa: in questo caso è la donna che può sposare più uomini), nella quale abitano la stessa casa il marito, con le sue mogli e i figli, o la moglie, con i suoi mariti e i figli. Può anche succedere, però, che i coniugi vivano in luoghi differenti, e che si incontrino solo di tanto in tanto.
Una famiglia: Kody Brown, con le sue moglii Janelle, Christine, Meri, and Robyn
Nella stessa società, poi, possono coesistere modelli diversi di famiglia, anche se quello maggiormente auspicabile e desiderabile potrebbe essere uno, tuttavia non si escludono gli altri. Nell’Italia contadina, la famiglia coniugale è sempre esistita, più di quanto non si creda, in tempi antichi come il Medio Evo o recenti come il XIX secolo, per scelta degli sposi, o per necessità, perché per esempio i due coniugi erano rimasti senza parenti, così come i nuclei monoparentali, per l’alto numero di nascite illegittime, o per la morte o emigrazione (per lavoro; per guerra; per abbandono) del padre.
Il matrimonio è un'istituzione ubiquitaria
Il matrimonio istituzionalizza, in modo più o meno durevole, un legame fra due persone (o più, quando è poligamico), e legittima la sua discendenza. Ma, al di là degli individui, ciò che viene messo in gioco sono le relazioni fra due gruppi sociali, impegnati a sostenere cicli complessi di scambio di prestazioni, di favori, di reciprocità, rituali e simboliche, in cui si spostano le donne ma anche i beni materiali, il prestigio sociale, i diritti civili, e si riaffermano dei principi cosmologici, religiosi, etici, morali, oltre ai fondamenti del sistema e dell’organizzazione sociale. Una cosa è certa: anche in Occidente, non è (quasi mai) un affare privato. Basta guardare le feste di nozze, il giro di visite che li precede, in cui si ristabiliscono legami di parentela magari trascurati da anni; il numero degli invitati, la qualità delle persone coinvolte, i regali scambiati, persino il posto a sedere che viene assegnato a ciascuno; la cooperazione delle famiglie nell’acquisto della casa, dei mobili, del corredo: niente, nei limiti del possibile, è lasciato al caso. Tutto è altamente ritualizzato.
Il matrimonio, malgrado le teorie di contestazione e di rifiuto delle istituzioni, è un’azione ubiquitaria: non c’è angolo della terra, civiltà in cui questa cerimonia non si celebri. Magari, non tutti si possono sposare: ma chi, per una ragione o per l’altra, ne viene escluso, o perché troppo povero, o perché sterile, o perché di un’altra etnia…, si sente gravemente discriminato, ed è privato di molti diritti. Non c’è cultura che non distingua unioni legittime e unioni libere, al di là dell’aspetto sessuale: uomini e donne si sposano anche là dove i rapporti sessuali pre-matrimoniale o con altri partners oltre alla moglie e al marito sono accettati e tollerati. Quindi il matrimonio va al di là del soddisfacimento di un bisogno fisiologico.
Si tratta di un’istituzione vitale per la comunità, perché ne assicura la riproduzione non soltanto in termini procreativi (cioè accrescendo la quantità dei suoi membri) ma anche culturale, dato che le nuove famiglie che verranno create perpetueranno, attraverso l’educazione, i valori della civiltà di appartenenza, garantendo una discendenza non tanto fisica, ma morale. Nelle società tradizionali, celibato e nubilato sono considerati grandi sfortune; ma ancora di più, uomini e donne che rimangono soli e senza figli. In alcune civiltà, non possono neanche assumere cariche pubbliche, e sono trattati da minorenni a vita.