I legami
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Dalla lira all’euro
La moneta legame del territorio
di Luca Villa
Il 1° gennaio 2002 è stata una data importante. Festeggiavamo l'inizio di un nuovo anno e davamo l'addio al denaro in lire per iniziare a utilizzare l'euro.
Quel giorno, nei borsellini degli italiani erano ancora presenti sia le vecchie monete che quelle nuove. La stessa situazione è avvenuta alle persone in altre dodici nazioni europee. Improvvisamente avevamo tutti la stessa moneta.
Dalla fine dell’Impero Romano, l’Europa è stata un’impressionante sfornare di monete. Re, principi, signori di grandi e piccoli possedimenti, liberi comuni e città, papi e vescovi, tutti volevano avere la loro moneta. Ogni zecca, luogo di produzione delle monete, aveva i suoi omini che, a fatica di braccia, martello e conio, sfornavano da tondi metallici monete più o meno pregiate. Per citare un solo esempio, a metà Ottocento, fatta l’unità d’Italia, i governanti sabaudi si trovarono un territorio che a breve avrebbe visto solo la lira quale moneta unica, ma dove in quel momento circolavano oltre 150 tipi di valuta monetaria differente.
500 lire italiane - moneta bimetallica
Tra i numismatici c’è chi ha visto nel termine della lira la conclusione di una collezione. Questi momenti, nella maggior parte dei casi, avvengono al termine di un conflitto militare e normalmente perché nella nazione l'evento bellico è stato economicamente devastante. La scelta di porre fine alla collezione venne fatta principalmente dai collezionisti di vecchia, vecchia data, non dico coscritti della prima lira del Regno perché avrebbero di che rallegrarsi dell'età, ma c’erano molto vicini. Ma cosa voleva dire raccogliere le lire? Significava collezionare le monete prodotte in Italia, prima dal Regno d'Italia, quindi dalla Repubblica Italiana. La maggioranza delle persone collezionavano solo uno dei due periodi storici, altri, a dire il vero pochi, tutte. La scelta anche in questo caso è di motivo economico, le monete del Regno d’Italia, soprattutto le prime, non sono reperibili a modici prezzi.
Qualcuno però potrebbe storcere il naso: l'Italia non è scomparsa con la fine della lira. Pienamente d'accordo. Questo perché la maggioranza dei collezionisti di monete, raccoglieva i pezzi della propria nazione nella più classica delle raccolte. Ogni anno mettevano nel proprio raccoglitore dalle cinque alle sette monete, le stesse dell'anno precedente, differenti solo per la data di conio. Una parte recuperava la serie già confezionata con tutte le monete, emessa dalla zecca di stato.
Quindi nell'album avevamo una quarantina di dio Vulcano, quell'uomo nudo che batteva il martello sull'incudine nelle 50 lire, come pure altrettante dea Minerva nelle 100 lire e via dicendo. Collezionisticamente parlando era deprimente dover raccogliere monete tutte uguali.
Wikipedia trattando di collezionismo di monete segnala che: "I collezionisti di monete antiche e medioevali sono in genere più interessati degli altri al significato storico delle loro monete". Condivido, difficilmente avevano la sfortuna di collezionare monete uguali. Gli anni '70 portano le prime monete commemorative comuni. Circolano quindi 100 e 200 lire prima, poi 500 lire diversi tra loro. Dobbiamo ricordare che venivano anche emesse monete in argento (quindi anche in oro) in vendita solo per i collezionisti e confezionate ad hoc. Chi le raccoglieva aveva soldi da spendere per la propria passione, visti i costi non alla portata di tutti.
Ritorniamo al 2002
L'Italia si confronta con le nuove monete, non più solo italiane ma europee. Sugli euro da noi prodotti troviamo luoghi e personaggi italiani, da Castel del Monte a Dante Alighieri, dal Colosseo all'uomo vitruviano. Con il tempo però ci capitano in mano altri luoghi e altri personaggi, presenti sulle monete euro realizzate dalle altre nazioni che hanno come noi adottato l'euro. Ora non ci facciamo più caso, tanto le monete si sono mischiate.
Abbiamo quindi terminato con le lire ma non vogliamo iniziare allora a collezionare euro?
Qualche tradizionalista o classicista potrebbe lanciare l'idea di raccogliere solo le monete euro italiane, le stesse anno dopo anno. Deprimente.
Abbiamo invece la possibilità di raccogliere le otto monete euro (con valore da 1 cent a 2 euro) per ogni nazione. Dall’introduzione della moneta gli stati aderenti sono passati da 13 a 19. Alcune nazioni hanno sostituito l'immagine ufficiale perché è cambiato il regnante, il quale era raffigurato su un verso del conio.
La raccolta di tutti gli euro è quanto hanno fatto numerose persone, a partire dal 2002, in tutta Europa e non solo, le quali in molti casi non erano neanche collezionisti di monete in precedenza.
Abbiamo cestinato un collezionismo nazionalistico, noioso per la ripetitività del conio, a favore di una raccolta europea con monete tutte diverse tra loro. In più abbiamo legato insieme tutti i collezionisti europei nella stessa raccolta. A partire dal 2004 si vanno ad aggiungere alle monete comuni quelle commemorative. Una norma europea prevede che solo la moneta da 2 euro può essere utilizzata per commemorare luoghi, persone o eventi, e può essere coniata annualmente una sola moneta per nazione. Da qualche anno questo numero è stato portato a due. Nascono così tante nuove monete da 2 euro commemorative (siamo a circa 250 pezzi prodotti) nella maggior parte dei casi di facile reperibilità.
Questo ci permette, collegandoci a quanto segnalato da Wikipedia, di dare un interesse alle monete, in questo caso direi culturale, per conoscere cosa rappresentano le monete delle altre nazioni che come noi partecipano all’Europa degli euro. In tanti casi scopriremo che eventi ricordati da altri sono stati anche la nostra storia, personaggi che sono commemorati nel loro paese di nascita hanno inventato qualcosa che utilizziamo nel nostro quotidiano e via dicendo. L’Europa permette ancora alle singole nazioni la realizzazione di monete per i collezionisti, quelle di cui avevamo parlato in metallo pregiato, dai costi proibitivi. Mette però due precisi limiti: non devono avere un valore identico alle monete di uso comune e soprattutto hanno valenza solo sul loro territorio nazionale di coniazione. Le zecche nazionali colgono l’occasione e si inventano monete che vanno dai 3 alle 5000 euro con prezzi di vendita elevati. Queste dovrebbero essere le monete per i collezionisti.
Chi raccoglie, il popolo collezionista, si appassiona invece per le monete commemorative da 2 euro, le quali diventano i veri euro da collezione. Ahimè, il fattore economico non è indenne neanche negli euro se parliamo delle quattro piccole nazioni che hanno questa moneta ma non sono nella UEM (Unione Economica e Monetaria dell’unione europea): San Marino, Vaticano, Andorra e Monaco. Molti collezionano anche le loro monete portando quindi gli stati con euro da 19 a 23. È una scelta. Bisogna però sapere che i costi per collezionare queste monete sono molto più alti rispetto a un qualsiasi euro degli altri stati, il limitatissimo numero di pezzi coniati porta queste monete a non entrare neanche in distribuzione e quindi nelle tasche degli europei, ma a finire direttamente ai negozianti e ai collezionisti. Anche in questo caso si perde il piacere di collezionare.
Volete mettere la curiosità, ogni qualvolta che fate la spesa e vi danno un resto, di controllare subito una per una tutte le monete per verificare semplicemente se ci sono quelle che non avete? «Il 20 centesimi dell’Estonia!» esclamò, attirando lo sguardo della cassiera e della signora che stava appoggiando la spesa sul nastro. Se ne andò felice continuando ad ammirare il suo nuovo pezzo per la collezione, rischiando di investire più di una persona nel corridoio, centrando a malapena la porta scorrevole d’uscita, con il carrello vuoto e la spesa ancora appoggiata alla cassa…