Il gioco
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Editoriale
Tema «Il gioco»
di Gloria Ciapponi
La competizione, la fortuna, il mascheramento e il senso di vertigine, queste le componenti essenziali del gioco, in dosi più o meno prevalenti. In molti casi occorrono spazi, strumenti e regole, ma possiamo divertirci anche senza alcun oggetto perché il giocattolo più grande, che abbiamo ricevuto alla nascita, è il cervello, nel quale risiedono due elementi formidabili: la fantasia e la creatività.
Lo scopo ricreativo del gioco non deve essere per forza competitivo, ma sicuramente motivato e quindi volontario. Obbligare qualcuno a giocare, significa distruggere la natura stessa del suo scopo, cognitivo, affettivo e sociale. Platone scriveva che "si può scoprire di più di una persona in un'ora di gioco, che in un anno di conversazione", mentre secondo Schiller "l'uomo è pienamente tale solo quando gioca", di sicuro il gioco è un tratto fondamentale della natura umana, che può essere considerato cibo per la nostra mente.
Qualcuno sostiene che sia un bisogno vitale, come dormire, bere, mangiare (e leggere?): potenzia l'intelligenza, le abilità manuali e soprattutto l'uso della ragione. Giocare non è solo un diritto di tutti i bambini del mondo, ma anche di noi adulti, e può essere praticato in compagnia o da soli e a volte senza nessuno scopo, se non quello di farci stare bene!