L'eros
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Editoriale
Tema «L'eros»
di Gloria Ciapponi
Sognai, e la visione fu così limpida da restare impressa nella memoria come un ricordo vero: mi trovavo sospesa nel vuoto e, guardando in basso, vidi una donna somigliante a me prostrata davanti a una grande pietra. L'inquietante idolo, ricoperto e circondato da corolle di gelsomino, si ergeva immobile e cicciuto in una totale e narcisa superbia.
Scesi di qualche metro per guardare meglio il viso di lei, ora chinato con la fronte a terra: era nuda e i capelli sciolti, molto più lunghi dei miei, le coprivano la schiena e scendevano a toccare il pavimento; le braccia, protese, le permettevano di sfiorare con la punta delle dita la base della divinità.
Appena mi avvicinai, il suo corpo mi attirò a sé violentemente e, senza opporre resistenza, permisi al suo essere di assorbire il mio.
Immediatamente mi sentii soffocare.
Un'alta figura si avvicinò a me e io la implorai con lo sguardo di aiutarmi. Le sue labbra, posandosi sulle mie, mi donarono un alito di vita riempiendo d'ossigeno i polmoni. Guardai il suo viso senza smettere di baciarlo: la sua bellezza aveva un fascino doloroso. Mi prese fra le braccia e mi posò sull'idolo. Sentii la pietra fredda sotto di me e la sua pelle calda contro la mia. Una luce abbagliante e la sacralità di quell'atto primitivo mi unirono a lui in un abbraccio carnale. Il suo corpo, magnifico e possente, si fuse col mio in una perfezione irreale.
I miei muscoli si rilassarono e le sue mani mi abbandonarono contemporaneamente. Quella separazione mi ferì a tal punto che cominciai a piangere silenziosamente. Non volevo aprire gli occhi perché speravo che tornassero e, quando mi battezzarono versando sul mio capo il liquido in cui respiravo, capii che non avrei più potuto tornare indietro. Disperazione e gioia si contesero la mia precaria lucidità e solo una voce lontana mi strappò dal baratro in cui stavo per precipitare.
L'Eros, quel flusso che era scaturito a dismisura, era in realtà misura nel senso di esattezza: avevo vissuto l'assunzione definitiva dell'immaginario! L'ammirazione lo aveva messo in moto trasfigurando la realtà, e la mia passione ora divorava la mia fantasia, suo unico vero nutrimento.
Gridando, ripresi conoscenza.
Immagine: Manzù - Passo di danza - 1966/1967 - bronzo