L'identità
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Il carattere dei decenni
Identità musicali del secolo scorso
di Franco Ferramini - PRIMA PARTE
Esistono periodi storici che portano i connotati di uno stile musicale inconfondibile.
Impossibile che ascoltando alcune note non venga immediatamente alla mente un’immagine correlata nel tempo del nostro immaginario. Una scena da film, un documentario visto in tv, le immagini di qualche musicista di quella esatta frazione storica ci fanno sognare, ci fanno pensare di come potrebbe essere stato essere lì, in quel tempo, in quegli ambienti, con quegli odori, con quelle atmosfere, con le note soffuse nell’aria di quei caratteristici brani musicali. Quelle note hanno una precisa identità. Ti dicono io ero qui, in quel momento, con quegli uomini e quelle donne.
W.C. Handy a 19 anni nel 1892. Si dice abbia scoperto il "blues" nel 1903.
Non è difficile immaginare la fatica disumana dei raccoglitori nei campi di cotone, prima di Abramo Lincoln, nella prima metà dell’Ottocento. La condizione di schiavo era un’offesa all’umanità, trattati come bestie da lavoro (e forse peggio), ogni cosa era utile per sfogarsi in quella vita orrenda che veniva loro offerta. Attrezzi da lavoro, asce, seghe, martelli, zappe, coltelli, pezzi di metallo, tutto andava bene per scandire il ritmo della disperazione, accompagnato da canti tristi, gli Spirituals, in cui si raccontava quello che questi esseri umani, non più esseri umani, provavano nelle loro condizioni di vita tutti i giorni, tutte le notti, tutte le ore della propria vita. Uno sfogo semplice, diretto, che accompagnava i ritmi del loro pesante lavoro, nei campi di cotone del Mississipi. Un lamento doloroso, che accompagnerà ritmicamente questi sfortunati dalle importazioni di schiavi dall’Africa del ‘600 fino alla nascita del blues, agli inizi del ‘900. La leggenda, forse neanche proprio tale, dice che fu “Blues Man”, un uomo che nel 1903 in una stazione del Mississipi suonava con un coltello le corde di una chitarra artigianale, a creare il Blues, con quel modo di suonare per cui oggi si usa lo “Slide”.
Si possono definire dei decenni, dalla fine dell’Ottocento fino a quasi tutto il Novecento, e ognuno di questi doppi lustri ha la sua precisa caratteristica, la sua calzante identità musicale. L’evoluzione degli Spirituals e del Blues è la musica Jazz, il Blues connoterà poi anche molta della musica pop dagli anni ’50 in poi, a partire dai Platters, da Elvis Presley, da Bob Dylan fino ad arrivare al nevrotico Rap dei giorni nostri, nelle sue diramazioni più incalzanti (Tecno, Trap, ecc. ecc.). Torniamo però a “quando la musica era musica”. Il Jazz è nato a New Orleans. Affermazione categorica e lapalissiana, anche se poi si viene a scoprire che non è esattamente così, che come sempre e più che mai in questo caso una corrente musicale si respira nell’aria e si sente suonare da diverse parti, a Memphis, a Kansas City, a Dallas, a St. Louis.
Può essere che tutto poi confluisca in un unico luogo, New Orleans appunto, e che su questo genere musicale questa città costruisca gran parte della propria identità. Si può affermare che l’ultimo decennio dell’Ottocento fu il periodo della nascita del “ragtime”. Scott Joplin e i suoi rulli di pianola, prima della diffusione del disco, furono distribuiti ed ebbero successo in migliaia di esemplari per le città del sud degli Stati Uniti. Il Ragtime viene solitamente definito il primo stile del jazz, anche se in realtà si tratta di musica composta, che lascia poco spazio all’improvvisazione. Il brano più famoso è “Maple Leaf Rag” ripreso ed interpretato più e più volte nel secolo scorso, fino alla magistrale esecuzione del grande Keith Emerson, degli “Emerson Lake and Palmer” (E.L.P.), un grandissimo a cui ho già accennato in un mio precedente articolo.
C’era anche chi, nel 1902, si definiva “il creatore del ragtime” e lo scriveva nei suoi biglietti da visita. Jelly Roll Morton, appunto, forse non fu il creatore del ragtime, ma la sua interpretazione nei brani di questo genere, che cominciò per la prima volta a lasciare grande spazio all’improvvisazione e all’estro dell’esecutore più che del compositore, caratterizzò questo importante musicista come colui che inizia a suonare il jazz, connotazione ben più importante di quella di “creatore del ragtime”. Le invenzioni sono spesso inconsapevoli. Ogni decennio, fino agli anni ’70, ebbe una propria caratteristica stilistica distintiva, una sorta di evoluzione che porterà all’uso degli strumenti elettrici. Ogni decennio ebbe una propria precisa e riconoscibile identità.
1900 (anni… zero)
New Orleans fu un vero crogiolo di stili musicali, fusioni, contaminazioni stilistiche, popoli e razze. Due popolazioni nere erano caratterizzate musicalmente, ognuna con le proprie specifiche connotazioni. Da una parte i creoli, quelli “ricchi”, dall’altra i neri americani, meno benestanti, più “popolari”. In realtà erano americani anche i creoli, solo che loro erano stati affrancati dalla schiavitù molto prima, appropriandosi della cultura francese, molti di loro erano decisamente benestanti. I neri americani erano invece più africani, i veri discendenti della schiavitù, un vero e proprio proletariato nero povero. Comunque New Orleans era un vero e proprio calderone culturale, dal quale emerse, in questo decennio, il cosiddetto “stile di New Orleans”, caratterizzato da tre linee melodiche suonate da una cornetta (o tromba), trombone e clarinetto. Come strumenti ritmici, invece, contrabbasso, tuba, batteria, banjo o chitarra, a volte anche il pianoforte. Un ritmo, quello di New Orleans, molto simile a quello delle bande militari o delle orchestre dei circhi di fine secolo.
1910
In questo decennio naquero le prime orchestre composte esclusivamente da musicisti con la pelle bianca. Si diffuse il “Dixieland”. I bianchi svilupparono in quel decennio un particolare modo di suonare il jazz: meno espressivo ma tecnicamente più pulito, il gruppo più famoso di quel periodo fu decisamente la “Original Dixieland Jazz Band”, che creò dei classici che ancor oggi vengono continuamente riproposti da musicisti che si avventurano in questo genere musicale. Il “Tiger rag” del 1917 divenne cavallo di battaglia di questa band, ancora oggi ascoltabile da gruppi di giovani musicisti bianchi in giro per i locali di tutto il mondo.
1920
In questo decennio a Chicago avvenne la concentrazione di tutto il jazz che si era suonato fino ad allora, nelle località già citate. Accadde che durante la prima guerra mondiale New Orleans divenne porto militare, e il comandante della marina militare locale vide nei piaceri dei locali dove si suonava jazz (e non era quella evidentemente l’unica attività che si praticava in quei posti) un pericolo per il morale delle truppe. Così in quella città i locali vennero chiusi e centinaia di “signorine” e musicisti non ebbero più lavoro, e si trasferirono a Chicago. Diciamo che tutti gli stili antecedenti in quella città ebbero la loro definitiva consacrazione, lì si incisero dischi per il grammofono, lì si affermò definitivamente King Oliver con la sua New Orleans Band, e lì mosse i suoi primi passi il grandissimo Louis Armstrong con i suoi “Hot Five” e i suoi “Hot Seven”.
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[ sarà pubblicata il 7 agosto 2020 ]