La bellezza
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La Regina cattiva
Ogni giorno chiedeva allo specchio chi fosse la più bella del reame.
Quando la risposta fu Biancaneve i fratelli Grimm iniziarono la fiaba. La Regina cercava ogni giorno conferme del proprio aspetto. Era alla ricerca perpetua di una conferma, perché la bellezza è un obiettivo ambito assai più dell'intelligenza o della cultura.
È la qualità per eccellenza, che soppianta ogni altra, la più bramata e senza falsi pudori. Alla ricerca del tempo perduto (À la recherche du temps perdu) è l'opera di Marcel Proust. La recherche é stata usata più volte come spunto narrativo o cinematografico (Sorrentino).
Più che parlare del connubio bellezza e salute, che difficilmente esiste, tento di andare à la recherche della bellezza nel mondo sanitario.
La bellezza è una qualità privata che possiede un singolo individuo. La possiede come canone nel giudicare o nell'essere giudicato. Vi sono canoni di bellezza che caratterizzano i singoli popoli, gli animali, la natura. Difficile dire che un'altra etnia sia bella in senso assoluto. La soggettività del bello trasforma il rospo in un principe, passando attraverso canoni culturali differenti. Questo modo personale d'intendere la bellezza abilita ciascuno di noi ad esprimere un parere nel contemplare un tramonto, un quadro, una donna. E ciascuno lo considera secondo il proprio modo di usare i sensi, la vista, gli odori e la simpatia. Trasportare nel mondo sanitario questo processo è impossibile.
La recherche ci conferma che la malattia non produce bellezza, anzi nella malattia compare l'esatto contrario e quello che una volta consideravamo bello appare irreversibilmente trasformato con pena e nostalgia. Il mondo sanitario trova la bellezza solo nella propria casa, negli occhi di una figlia, nelle carezze fatte ad una moglie. Non in una corsia. Anche il medico nel suo privato contempla e giudica, ma la sanità non è in grado di creare bellezza. Fa bei lavori, ripara corpi, riaccende i pensieri ma non è un carrozziere che rigenera una carrozzeria, al massimo un meccanico che riaccende un motore.
Forse questo è vero in parte. Il mondo sanitario sta prendendo una piega in rosa. Le università scientifiche sono monopolizzate dalle donne e nel medio periodo il medico (maschio) sarà sostituito nell'immaginario collettivo da un professionista al femminile. Il comparto è arrivato prima e quando si pensa al lavoro infermieristico il sesso che fa da padrone da anni in questo settore è quello femminile. Lo è così pure nell'immaginario collettivo e a breve lo sarà anche per i livelli della dirigenza. Una statistica pubblicata qualche mese fa dava ancora una dominanza maschile a livello apicale. La funzione del primario sembra ancora un monopolio maschile, ma sotto il primario in certe divisioni il reparto è tutto al femminile e questo cambiamento della pianta organica non dipende dal tipo di specializzazione.
Verrebbe da credere che la ginecologa possa facilmente soppiantare il ginecologo, ma in realtà già oggi donne si trovano in ortopedia, in chirurgia e persino in urologia. Come esistono ormai in modo irreversibile le donne soldato, la sanità, che è come una specie d'esercito, essa stessa pullula di donne medico, di donne biologhe, di donne psicologhe e quindi di bellezza professionale e perché no estetica. Tutto questo è la conseguenza che la sanità sta diventando sempre più bella, perché la bellezza è caratteristica tipica del gentil sesso. La recherche trova il bello in chi lavora in sanità, ma non nel lavoro quotidiano, anche se la salute persegue la bellezza con chirurgie di nicchia.
Per i sani il ricorso alla chirurgia plastica per correggere un naso, delle rughe, l'invecchiamento del sorriso, i capelli, la miopia o per rendere più visibile quello che la natura ha generato di scarso volume, è ormai prassi molto applicata. La chirurgia plastica ripara danni provocati da traumi e malattie ma è in grado anche di mutare aspetto a chi è insoddisfatto del proprio apparire allo specchio. In questo caso la chirurgia plastica manipola il brutto e offre bellezza. La medicina estetica ha una dignità e professionalità non differente dalla medicina che opera per salvare vite. Qui si salva il benessere dell'individuo e il suo rapporto con la società.
Ecco alla fine Proust mi porta a dire che la medicina estetica è l'unica che generi bellezza tra gli individui. È una bellezza surrogata, generata da un bisturi, non insita nella genetica scolpita dalla natura, ma tuttavia c'è. Nella società del terzo millennio, dove l'apparire conta più dell'essere, la chirurgia estetica è molto ricercata, mentre se fossimo ingenui dovremmo pontificare sulla bellezza morale, sul piacere di interloquire con la cultura, sul fascino della scienza. Al contrario la società ha abbassato l'asticella e trova naturale un mondo dove non conta tanto la propria coscienza quanto uno specchio.
I fratelli Grimm avrebbero ancora da scrivere.