La donna
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Al mare con la ragazza
È un romanzo di Giorgio Scerbanenco del 1965
di Luca Conca
Un «giallo» come si legge in quarta di copertina dell’edizione Garzanti, e come vengono spesso definiti questi oggetti non ancora ben identificati nel panorama dell’editoria italiana.
Si tratta invece di un noir, uno di quegli esempi meravigliosi sospesi tra quello che oggi chiameremmo 'crime', ma che all’epoca era un 'nero metropolitano', e un romanzo di narrativa tout court, direi quasi psicologico.
Ed è proprio l’aspetto psicologico, l’indagine, ma un’indagine soprattutto caratteriale dei personaggi, dei luoghi e degli ambienti (che hanno anche loro un carattere, un’indole, una fisionomia) a definire l’aspetto 'noir' di un romanzo.
Anche Scerbanenco è una figura anomala e atipica tra gli scrittori suoi contemporanei. Nato a Kiev si trasferisce in Italia, prima a Roma e poi a Milano. Per alcuni anni è redattore di periodici e riviste femminili alla Rizzoli, nei quali cura anche le rubriche di “posta del cuore”, e poi inizia a scrivere romanzi di vari generi, soprattutto rosa, pensati per quelle lettrici che conosceva così bene, diventando uno scrittore di incredibile versatilità e prolificità.
È con il romanzo giallo però e con la tetralogia dedicata a Duca Lamberti, un medico radiato dall’ordine che come una sorta di investigatore privato, collabora con la questura di Milano, che Scerbanenco affina un suo stile personalissimo e indica la strada per una narrativa poliziesca davvero contemporanea.
Nella prosa di Scerbanenco, tesa e potente, la scelta di ripetizioni e reiterazioni verbali rendono più ossessivo e incalzante il linguaggio, che è sempre asciutto e secco, senza mai cadere in quel fraseggio un po’ abusato da scuola hard-boiled.
Il genere di Scerbanenco è figlio della sua foga letteraria, della sua velocità di racconto ma anche delle forti connotazioni dell’Italia di quegli anni, con il boom economico, l’emancipazione, le nuove classi sociali, ma cinica, spietata, disposta a tutto.
Anche i suoi romanzi, la loro forma, il loro svolgersi, rappresentano una fresca novità: la vicenda può aprirsi con un’azione criminosa, un fatto di sangue, ma poi prende strade diverse, profondamente umane e dolenti e che solo incidentalmente, quasi per convenzione, arrivano ad un’indagine che ha il passo e le dinamiche di un’indagine investigativa; una trama che piega come piegano certe perversioni, certe psicologie di criminali che vivono tutta una vita senza delinquere e poi scelgono la violenza per disperazione.
Sono davvero pochi gli scrittori di un genere così stereotipato e anche limitante ad aver dato uno spazio importante alla figura femminile. Per Scerbanenco la donna, il personaggio femminile, non è mai di semplice contorno. La sua attenzione all’animo umano e alle sue molte e spesso feroci sfaccettature si traduce anche in donne complesse, tribolate, che riflettono su di sé non gli aspetti più violenti della società in cui vivono, ma quelli più nevrotici e fragili.
Le donne dei romanzi di Scerbanenco sono forti per ciò che la vicenda narrata le costringe a vivere, per ciò che del loro carattere, nel punto in cui come si diceva, la trama vira, sterza, sono chiamate a sacrificare o a forzare.
Basti pensare alla figura di Livia Ussaro, la donna di cui Duca si innamora e che diventa la sua compagna, bella ma sfigurata, forte ma così profondamente malinconica.
Se facessimo una lettura fin troppo semplice e automatica della gavetta letteraria di Scerbanenco verrebbe da dire che i tanti romanzi rosa e sentimentali e le tantissime lettere di lettrici 'disperate' a cui lo scrittore dava pronta e affettuosa risposta, siano state l’osservatorio ideale per avvicinarsi e comprendere meglio quell’universo femminile. Ma sarebbe appunto riduttivo. Scerbanenco cambia generi diversissimi tra loro ma non cambia la densità della sua scrittura, della sua sensibilità psicologica.
Sovverte gli schemi di trame gialle e poliziesche inserendo la vita reale, le pulsioni e le aberrazioni di tutti i giorni, le tristezze di ognuno, e trova con i personaggi femminili forse una maggiore empatia perché il materiale letterario al quale gli danno accesso è più ricco e stratificato; a Scerbanenco interessa il vero (anche se romanzato) e vuole che questa verità arrivi soprattutto grazie ai personaggi femminili, chiave di volta, ma prova di banco di tanta letteratura di genere.
In «Al mare con la ragazza» sono due i personaggi femminili che ci dimostrano ancora una volta lo spessore umano e quello letterario di Scerbanenco e la sua conoscenza delle nostre debolezze: Simona ed Edoarda.
Simona è una giovane ragazza, poco più che maggiorenne, che vive una vita di sacrifici e frustrazioni, in una Milano 'testoriana' misera e periferica. Ha un modesto lavoro da apprendista in una tintoria, nessuna ambizione o spinta esistenziale all’infuori di un solo piccolo desiderio: risparmiare qualche soldo per potersi prendere insieme al proprio ragazzo, Duilio, qualche giorno di vacanza, per andare a vedere il mare (che non ha mai visto) e poter lasciare quella Milano rovente sotto il caldo tremendo dell’estate.
È un personaggio mite, forse anche già vinto da una vita di sacrifici ma che concentra tutta la sua disperata semplicità in un semplice e altrettanto disperato progetto.
Edoarda invece è una donna di più di trent’anni, affermata nel lavoro, che vive sola, ha avuto alcune storie che non ha voluto però trasformare in relazioni, in progetti, in sicurezze, e ha scelto l’indipendenza come spinta da uno spirito di frustrazione e di rivalsa.
Con entrambe Scerbanenco ci mostra due diverse insofferenze e fragilità, ma è il senso di una scontentezza profonda, ragionata, senza capricci a delineare questi due personaggi. Sia Simona che Edoarda sanno benissimo cosa le rende infelici ma la loro volontà di cambiare qualcosa nasce già debole, sfinita, già fiaccata da uno smarrimento invincibile. Saranno legate senza saperlo da un evento tragico.
Scerbanenco utilizza gli ingranaggi del genere ma il meccanismo che mette in moto è quello imprevedibile, cinico ma anche compassionevole della vera vita vissuta.