La giovinezza
- Categorie: La giovinezza sei in Letteratura
Il lago delle strolaghe
un romanzo di E.L. Doctorow
di Luca Conca
Quando ho iniziato «Il lago delle strolaghe» sapevo già di trovarmi di fronte ad uno scrittore straordinario, dalla prosa ricca e smagliante, stratificata, ipertestuale direi, in cui i registri e i piani narrativi si sovrappongono, si alternano e si confondono.
Avevo già letto due romanzi e una raccolta di racconti, ma non in ordine cronologico (come capita spesso quando non si conosce un autore e si sceglie in base alla sola trama o a una recensione letta da qualche parte) anzi, involontariamente ero partito dagli ultimi per andare a ritroso nella sua produzione e nel suo stile. In tutti i libri letti questa scrittura così colta e articolata mi aveva abituato a continui cambi di tono, di taglio, addirittura di genere.
Avevo quindi tra le mani questo romanzo dal titolo curioso, con una copertina e una grafica che mi hanno subito ricordato la locandina del film «Sul lago dorato», con Henry Fonda e Katharine Hepburn, uscito un anno prima e le cui atmosfere crepuscolari pensavo avessero qualcosa a che fare con il libro. Invece l’immaginario tutto americano fatto di pontili sospesi sulle acque limpide circondate da folti boschi di pini, sui quali pescare, abbandonarsi al sole o starsene con le gambe a penzoloni a ripensare alla propria vita, non c’entra niente.
Il paesaggio però è lo stesso e in questo caso siamo tra i monti Adirondack, nello stato di New York, c’è un meraviglioso e placido lago e una vecchia e grande casa in legno circondata da verdi prati che degradano fino a toccare l’acqua. Sembra un luogo di fantasia, uno scenario creato solo per sospendere l’aderenza al reale della prosa, una metafora narrativa, un fondale scenico davanti al quale i personaggi si muovono, si incontrano, si separano. Un luogo in cui il protagonista, Joe di Paterson, arriva seguendo le luci scintillanti dei vagoni di un treno privato che corre serpeggiando tra le montagne.
Siamo negli anni della Grande Depressione del 1929 e Joe è un giovane in cerca di lavoro o di uno straccio di opportunità che ha vagabondato per il New Jersey dopo aver rotto i ponti con la famiglia e che si è adattato a qualsiasi mestiere, perfino il tuttofare in un circo scalcinato, pur di trovare la propria strada, di sentire di avere la propria vita nelle sue mani. Joe vede la sua giovinezza come una risorsa, come l’unico vero talento che ha da offrire. Sente che la vita gli debba almeno un’occasione; è convinto che l’energia della sua ambizione, la sfrontatezza del suo carattere e l'intraprendenza siano giuste merci di scambio nel mondo che si trova davanti. Vive incalzato dalla sua stessa irrequietezza che lo spinge a strattoni nella ricerca di un impiego e ha questo da offrire: la sua selvaggia età.
Girando di paese in paese, una notte si ritrova a seguire i binari di una ferrovia e vede passare un treno privato, sfolgorante, lussuoso. In uno dei vagoni che avanzano nel buio vede la figura sensuale e magnetica di una ragazza nuda: «Mi strofinai gli occhi cercando il treno dietro la luce. Stava passandomi davanti da sinistra verso destra. La locomotiva e il carro scorta più neri della notte, un massiccio proiettarsi d’ombre però c’era dietro una carrozza passeggeri tutta illuminata all’interno. (…) Una stanza da letto tutta accesa coi lampadari smerigliati e un letto a baldacchino; vidi nuda davanti a uno specchio una ragazza bionda che teneva alto davanti a sé un vestito bianco e lo esaminava».
Quella ragazza è Clara e Joe seguirà quel treno come fosse un segno del destino, la conferma che a lui è destinato qualcosa di unico e prezioso. Sovrappone l’immagine della ragazza e la sua luminosa giovinezza al futuro che immagina per sé e pur sentendo dolorosamente il grande divario fra la sua condizione, la sua estrazione sociale e quella di Clara e degli altri passeggeri, sa che dovunque siano diretti quei vagoni luccicanti, lì è dove la sua vita avrà finalmente inizio; quel treno è il mezzo e il fine allo stesso tempo.
Più si inoltra in quel paesaggio immerso nella notte, più Joe sente un eccitante spaesamento, gli sembra di allontanarsi non solo dalla miseria e dalla sfortuna ma dal mondo che finora ha conosciuto; il lago è un non-luogo, una visione, un archetipo. Così come lo è Clara. La ragazza è su quel treno come altri pochi e scelti invitati, tutti ospiti illustri di F. W. Bennett, visionario milionario dalla ricchezza incalcolabile, che due o tre volte l’anno apre le porte della sua magione per accogliere amici e potenti.
Adirondack
Ho detto incalcolabile ma, a dire il vero, Doctorow inserisce nella narrazione elenchi di proprietà, società e aziende, resoconti di capitali, investimenti e dividendi, contribuendo a dare a Bennett una dimensione epica, leggendaria, una sorta di Grande Gatsby dal misterioso passato che ha accumulato una fortuna da ragazzo e ora magnanimamente accondiscende a che i suoi ospiti si abbaglino della luce accecante del suo denaro. Ma non c’è arroganza in questo personaggio, non c’è prepotenza o sfoggio; Bennett rappresenta il dolce antagonista del romanzo, generoso, silenzioso, solitario. Accoglierà prima Clara e poi Joe scegliendoli solo per la loro giovane età, per ciò che sono in potenza, per l’energia che controllano. I due ragazzi invidiano di Bennett ciò che Bennett ha creato, Bennett invidia loro l’età che lui non ha più ma che è l’età in cui ha creato.
Sembra dire che potendo è meglio diventare ricchi da giovani, per avere tutta la vita davanti per compiacersi del risultato.
Tutto il cuore del romanzo, che ruota intorno al rapporto tra Joe, Clara e Bennett, è attraversato da sottili rancori, da insoddisfazioni, quasi che per i due giovani tutte le possibilità di una vita davanti non bastassero a non farli sentire comunque inadeguati e sconfitti. «Il lago delle strolaghe» è un romanzo curioso dicevo, e non solo per il titolo ma per questo interrompere lo svolgersi delle vicende con testi biografici, poesie, divagazioni letterarie che spezzano e sfilacciano le vicende e rendono perfettamente il carattere così sfaccettato e illusorio degli anni della giovinezza.