La morte
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Forse la morte è una scuola di vita
Quel senso di quiete
di Gina Grechi
Quando se ne è andato mio padre, ho concluso che le persone che lasciano questo mondo hanno una grande responsabilità nei confronti dei cari che lo abiteranno per altro tempo; il loro approccio alla morte, infatti, influenzerà il "pensiero della fine" che albergherà per sempre nella mente di amici e famigliari.
Se l'unica maniera per intuire qualcosa circa l'argomento più oscuro e popolare in voga tra gli esseri umani, è condividere la vita di chi soccombe ad essa, allora sono sicura di aver imparato moltissimo dalla morte del papà.
Ho imparato che un'esistenza ricca di affetti, prepara ad un viaggio comunque sereno ("sono tranquillo perché ho visto che mi volete bene"); che il sentimento della paura non si accanisce con vigore sull'animo del morente, ma trafigge il cuore di chi è costretto a sopravvivere; che un po' di sana fede, può concedere ad un viso, abbandonato dalla vita, un ultimo sguardo di dolcezza e stupore.
Ho imparato che la morte si veste di dignità e grandezza anche in un corpo di pelle e ossa e che se vivi una vita in modo straordinario, anche l'ultima scena non deluderà i presenti!
Il "senso di quiete della morte" è l'ultimo regalo di papà. È il "pensiero della fine" a cui mi aggrappo con le unghie della mente quando cambia il tempo e le cicatrici del cuore tornano a far male. Allora resta un ricordo in cui non c'è sofferenza, non ci sono rimorsi e nemmeno un rimpianto; e nell'episodio più devastante della mia vita di figlia innamorata del proprio padre, scorgo un angolo di Paradiso.
Lucertola, dai, ti strappo la coda
Tanto lo sai che poi ti ricresce!
E tu che cos'hai che poi ti ricresce?
Niente. Niente, io non ho cose così!
E allora come fai, senza coda come fai
a imparare a vivere ancora
anche se qualcosa ti manca
e aspettare il tempo che basta
perché quello che manca non ti manchi
più. Senza coda come fai? Quasi
quasi te la presto!
Giusi Quarenghi