La morte
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Il senso della morte
Le interpretazioni dei grandi compositori
di Giovanni Conca
Giuseppe Verdi, Riva del Garda
Il pensiero, l'idea, il senso della morte sono sempre stati presenti nei compositori e nella loro musica, in tutti i periodi, insieme ai grandi interrogativi che hanno sempre suscitato.
Di fronte al mistero di ciò che finisce, secondo alcuni, o di ciò che si trasforma, secondo altri, anche chi si esprime con le note ha voluto descrivere il momento in cui si va incontro alla propria ora.
I testi sacri a cui più frequentemente si sono ispirati i musicisti sono sicuramente: il Requiem, lo Stabat Mater, il De Profundis, la Passione di Cristo secondo i Vangeli, soprattutto quelli di Matteo e Giovanni.
Nel Rinascimento, compositori come Pierre de la Rue, Pierluigi da Palestrina, Orlando di Lasso, Luca Marenzio, Luis de Victoria e altri, hanno affrontato con la loro musica il tema della morte, il suo significato, rivestendo di note, con grandiosità di costruzione e potenza di espressione, quei grandi testi della liturgia che tante volte abbiamo letto e recitato.
Gian Battista Pergolesi
Un particolare cenno lo voglio dedicare allo "Stabat Mater", il titolo di una "sequenza" latina che descrive il dolore della Vergine ai piedi della croce, il dolore di una madre davanti alla morte del figlio. Il testo poetico è attribuito a Jacopone da Todi. Anche questo testo sacro, attraverso i secoli, ha acceso la fantasia di numerosi compositori : Josquin des Près, Palestrina, Haydn, Rossini, Dvorak, Poulenc, Szymanowski. Ma quello che più colpisce per la grande intensità espressiva e il grande impatto emotivo è quello di G.B. Pergolesi, per soprano, contralto e orchestra, composto a soli 26 anni, poco prima della morte.
Nel 1500 e nel 1600 il modo di sentire queste grandi problematiche e quindi descriverle con la musica, era stato abbastanza uniforme ma, più avanti, nel 1700 e soprattutto nel 1800, molto cambia. I compositori hanno un diverso approccio artistico e umano ai grandi temi della morte e dell'aldilà, un modo di vedere e sentire diverso, una sensibilità diversa e anche un utilizzo diverso delle forme musicali; non si limitano più, nella maggior parte dei casi, alla musica corale o strumentale-corale, ma ricorrono sovente alla grande orchestra, all'orchestra e coro e anche alla musica da camera. Due grandi compositori come Haydn e Schubert sono riusciti a rendere l'idea del trapasso supremo attraverso dei quartetti d'archi: il quartetto "Le ultime parole di Cristo sulla croce" per quanto riguarda il primo e il quartetto "La morte e la fanciulla" per quanto riguarda il secondo, due capolavori assoluti.
Monumento a Brahms, di Th. Darboven
Ma è con le grandi "Messe da requiem" di Mozart, Berlioz, Brahms e Verdi che possiamo percepire, oltre alla grande ispirazione, anche la grande differenza nel "sentire" e nell'interpretare il grande mistero della morte.
Il requiem di Mozart rimane la più alta testimonianza delle conquiste del compositore nel campo della musica sacra. Amore, soavità, commozione, pietà sono i sentimenti che informano ogni pagina di questo capolavoro. Qui la fede mozartiana può essere così riassunta: speranza, tranquillità di una morte intesa come "vera e migliore amica dell'uomo" e certezza della pace eterna.
La "Grande Messe des Morts" di Berlioz, nonostante molti critici la considerino teatrale e altisonante, è una pagina, a parte momenti di effetti clamorosi, raccolta e intrisa di tenera serenità. Non mancano i momenti di grande tensione seguiti da altri di un intimo desiderio di speranza.
Il requiem di Brahms è uno dei più personali colloqui con la morte che siano mai stati concepiti da un artista; la rassegnazione degli afflitti e la pace dei trapassati, vengono espresse attraverso
accenti di sommessa dolcezza. L'essenza del requiem brahmsiano è la consolazione.
Il requiem verdiano è sempre stato considerato teatrale, melodrammatico, poco spirituale, tutto umano e terreno. Una posizione davanti alla morte aliena da ogni fideistica certezza. Anche qui però, non è assente l'anelito al dolce assopimento della morte in cui tutto si acquieta e allo stesso tempo si apre alla speranza.
Altro capolavoro da prendere in considerazione è la "Passione secondo Matteo" di J.S. Bach. Il testo evangelico percorre tutto il cammino, angoscioso e doloroso di Cristo verso la morte in Croce. In tutta l'opera, nella quale si alternano grandi pagine corali e intense arie affidate ai solisti, predomina un tono pacato, commosso e devoto, con pause statiche e meditative. Il sacrificio cruento della croce è sempre visto nella prospettiva della redenzione finale.