La storia
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Veleno seducente
di Deborah Layton
di Luca Conca
Jim Jones (foto del 1977, Wikipedia el 1977)
Quando mi è capitato tra le mani il romanzo «Veleno seducente» di Deborah Layton, avevo sentito parlare del massacro di Jonestown solo vagamente e non conoscevo né i dettagli né le precise implicazioni socio-politiche.
Collocavo quel fatto di cronaca lontano e indistintamente nel tempo e sono rimasto quindi sorpreso quando nel risvolto di copertina ho letto la data in cui avvenne la tragedia: 1978. Un anno vicino a noi, vicinissimo direi, che dovrebbe aver lasciato ancora oggi il segno.
Cosa fu il massacro di Jonestown? Fu il più grande e agghiacciante suicidio di massa della storia; 900 persone (219 delle quali bambini) si tolsero la vita nella giungla della Guyana per volontà della loro guida spirituale, il predicatore Jim Jones; Deborah Layton fu una dei pochi sopravvissuti che riuscì a fuggire e a mettersi in salvo.
Prima di iniziare la lettura ho consultato internet, wikipedia, alcuni documentari e tutte le fonti che potessero chiarirmi immediatamente il primo impellente interrogativo: come fu possibile?
Sempre dal risvolto dell’edizione Mondolibri del 2002: «Come è possibile che centinaia di persone affidino la propria vita a un uomo che si è proclamato reincarnazione di Gesù, Buddha e Lenin? Perché uomini e donne sani, spesso istruiti, in ogni parte del mondo possono soccombere alla seduzione di un veleno che offusca la mente?»
Ma andiamo con ordine.
Jim Jones è un giovane predicatore, di media cultura, nella California degli anni Settanta. Sono gli anni della controcultura e soprattutto delle forti tensioni sociali e razziali. I neri sono ancora discriminati, come altre minoranze etniche. Il divario tra ricchi e poveri si è allargato e la guerra del Vietnam, i movimenti studenteschi e la contestazione giovanile hanno portato avanti istanze sociali di uguaglianza e diritti sociali come mai prima.
In questo contesto il 'reverendo' Jones crea una comunità, dapprima semplicemente agricola, che chiamerà «Il Tempio dei popoli», ma che diventa presto una sorta di cooperativa sociale con tanto di chiesa e strutture abitative e nel 1971 si sposta in un quartiere di San Francisco. Nella comunità vengono invitati gli emarginati e le minoranze etniche, senza distinzione di ceto e livello culturale. Il Tempio dei popoli si batte contro la speculazione edilizia e gli sfratti, le discriminazioni e la povertà, propugnando una sorta di socialismo cristiano; una mescolanza tra gli insegnamenti di Cristo e il socialismo.
Jones stringe un forte legame anche con il mondo politico e sarà cruciale per l’affermazione del suo potere l'appoggio elettorale dato a George Moscone, candidato sindaco di San Francisco nelle elezioni del 1976. Dopo la vittoria di quest'ultimo infatti, Jones riuscirà ad entrare nella commissione interna comunale con la carica di 'commissario degli alloggi'.
Deborah Layton, una diciassettenne di buona famiglia, in crisi con i genitori e con un temperamento ribelle e provocatorio, segue il fratello maggiore Larry in alcune visite alla comunità, ascoltando i sermoni del reverendo Jones. Resta affascinata dal forte carattere dell’uomo e dal suo coraggio nell’andare controcorrente e nel scegliere di difendere i più deboli e i perseguitati (Jones adotta legalmente perfino un ragazzo di colore e uno asiatico).
Nella vita egoistica e disordinata di Debortah «Il Tempio dei popoli» e Jim Jones rappresentano l’ordine morale e l’altruismo. In poco tempo Deborah, finiti gli studi, si trasferirà nei locali del Tempio e diventerà una delle adepte preferite e più fidate del reverendo.
Fin qui il libro, l’autobiografia della Layton, presenta uno dei tanti casi di 'conversione' potremmo dire e di scelta, anche indotta, che porta un giovane ad abbracciare un movimento religioso visto come luogo sicuro, protettivo, in cui retoricamente sentirsi parte di un cambiamento, di un miglioramento sociale.
Ma la storia che ci racconta Deborah inizia ora a svelare troppe contraddizioni e incongruenze. Com'è possibile che molte persone come lei, di famiglie borghesi, pienamente inserite in un tessuto sociale e culturale, non solo frequentino ma che credano ad un imbroglione come Jones? Fin dai primi sermoni Jones si autoproclama il Padre supremo, rivela di essere stato nelle sue vite passate prima Gesù, poi Buddha e infine Lenin; assicura i suoi discepoli di poterli guarire dal cancro, dalle dipendenze, dalle malattie infettive; impone a chi vuole abbracciare il suo credo e vivere nel suo Tempio, di tagliare tutti i legami con la famiglia d’origine, di separarsi dal coniuge e dai figli; chiede di donare e intestare ogni suo avere al Tempio e di vivere una vita di carità e di rifiuto del capitalismo. Il capitalismo è il diavolo e si annida in ogni espressione di debolezza, in ogni desiderio, in ogni ambizione; ogni espressione della propria vita personale è proibita e maledetta. Solo la dedizione al Padre e al Tempio sono tollerati.
Chiunque credo, dopo aver sentito questi deliri se ne andrebbe a gambe levate. Invece Deborah e migliaia di giovani come lei accettano di buon grado, abbandonano fidanzati e neonati e svuotano i loro conti correnti. Ciò che sgomenta nel racconto dell’autrice è che queste fervide adesioni avvenivano nel giro di pochi incontri, senza (nei primi tempi) forzature e men che meno minacce di sorta.
Da qui in poi la ricostruzione degli eventi degli anni seguenti (ben sette) nel libro si alterna tra un esame di coscienza dell’autrice, e un confronto doloroso con i suoi sensi di colpa e i tanti, atroci, dubbi. Eppure la sensazione è che questa lucidità sia posticcia, messa lì solo come giustificazione tardiva e ormai poco credibile. Troppe sono le aberrazioni che ognuno degli adepti giustifica a se stesso e troppe le follie a cui si sottomette.
L'America riscopre la strage dimenticata (Corriere Della Sera)
Intorno al Tempio però i malumori e le pressioni dei familiari 'esterni' si moltiplicano e Jones decide di scappare con un migliaio di fedelissimi nella grande proprietà a Jonestown, in Guyana, uno stato libero in cui si parla inglese, che ha comprato con i milioni di euro sottratti ai discepoli. Ma quella che il 'reverendo' ha presentato come la Terra Promessa, un luogo in cui vivere una vita di comunione spirituale, coltivando e mangiando il proprio cibo e amando il proprio simile in un’armonia razziale lontano dalle ipocrisie del capitalismo americano è un campo di prigionia che riporta alla memoria i campi nazisti o i gulag sovietici. Se possibile però con maggiore ferocia e follia…
L’acqua è razionata, chi indulge nella pulizia verrà punito; verrà punito chi cede alla stanchezza dopo 10 ore senza cibo nei campi, chi parla con il vicino, chi dividerà un uovo sodo con il proprio bambino, chi si addormenterà durante lezioni di socialismo che durano giorni interi, chi prenderà medicine, chi sorriderà, chi non si addosserà le colpe altrui e chi non scaricherà sugli altri le proprie colpe… Solo le esercitazioni di difesa e le simulazioni di suicidio danno sollievo a questi sventurati fino a che non basterà più simulare.
Deborath Layton, sopravvissuta al suicidio di massa a Jamestown nel 1978
Deborah Layton racconta ogni dettaglio, anche insostenibile fino a che per lei la misura sarà colma e tenterà la fuga. L’epilogo è noto e appartiene non solo alla storia tragica di mille persone ma a quella di un Paese intero, l’America, che vede ogni anno crescere e svilupparsi sedicenti comunità religiose, 'società' di indottrinamento che sfruttano le enormi disparità sociali ed economiche e assecondano quello che sembra essere un allucinato ardore in una nuova vita.
Ma non basta questo, o il liberismo americano, o il suo nomadismo a spiegare…
Certo è che «Veleno seducente» racconta la storia di un paese e di una follia, attraverso la storia di una vita come tante che è riuscita però nel suo compito più grande: salvare se stessa.