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Tempi pari e tempi dispari
Razionalità e istinto musicale
di Franco Ferramini - SECONDA PARTE
Non possiamo non trascrivere le parole di Patrizio Fariselli, storico tastierista degli Area: «Noi in Occidente non siamo abituati ai tempi dispari e il valzer è un trucco per aggirare il tempo dispari, perché ha una cadenza ternaria e un battito regolare che è misero rispetto ad altri tempi dispari in altre parti del mondo: ad esempio quelli più vicini sono i Balcani […]»
Noi come Area, e io personalmente come musicista, mi ci sono imbattuto nei primi anni ’70, non ascoltando direttamente la musica balcanica ma ascoltando un pezzo di Don Ellis e la sua orchestra: Bulgarian Bulge che è un riferimento diretto alla musica balcanica. Solo che lui, Don Ellis, con il suo senso dell’umorismo e grande virtuosismo, esagera e fa questo pezzo velocissimo: un pezzo praticamente di 83/4; fa una costruzione di colpi di 2,3,2,3,4,3 fino ad arrivare a chiudersi in questa battuta inusuale. Comunque, quando lo sentimmo per la prima volta io e Giulio Capiozzo (fenomenale batterista degli Area), saltammo sulla sedia e capimmo che lì dentro, in questo modo di lavorare cioè, spiazzando l’aspettativa sui battiti, si nascondeva una possibilità espressiva molto forte. Per quel che ne sapevamo noi, era già stato esplorato l’uso dei tempi dispari dalla cosiddetta scuola di Canterbury da musicisti come Soft Machine e Nucleus, da musicisti più vicini alla nostra sensibilità di jazzisti, come pure in passato era stato fatto un lavoro da Dave Brubeck con un disco famosissimo che si chiama «Time Out».
La musica classica, invece, era già più avanti in questo senso: già all’inizio del secolo Igor Strawinsky ha scritto delle cose pazzesche; ascoltate per esempio «Petrushka» del 1905: «Ci sono delle costruzioni ritmiche strabilianti, proprio per spiazzare le aspettative dell’ascoltatore e sentirsi sempre in una dimensione altra». Ho voluto riportare le parole precise di Fariselli, in un ampio stralcio dell’intervista che lui tenne in un podcast della trasmissione «Il lupo e il contadino» su Radio Hirundo, perché a mio avviso sono molto esplicative sul significato della differenza tra tempi pari e tempi dispari in musica, oltre che rappresentare un diario delle prime ispirazioni degli Area, mai troppo lodato ed acclamato gruppo progressive (e ben altro) degli anni ’70 e, con altre formazioni, dei decenni successivi. Tanto per dimostrare che i tempi pari possono rappresentare un pensiero consolidato, una cadenza rassicurante, mentre i tempi dispari sospendono il giudizio, spesso sono stranianti all’ascolto, spiazzano l’esistente come sempre fanno le rivoluzioni. Ma tutto nella musica si può mischiare, l’avanguardia e la conservazione possono andare a braccetto nel nome della qualità delle composizioni e di quello che all’ascolto si può definire un «piacere per le orecchie e per l’animo», sia esso uno scatenato rock o una languida sonata classica al 'chiaro di luna'.
Per finire, in questi periodi bui per la pace e la serena convivenza per l’umanità, come non ricordare un conteggio che era anche un messaggio di speranza nella vecchia canzone di Gianni Morandi del 1967, di Zambrini/Migliacci/Romitelli, «Un mondo d’amore». Vale la pena riportare tutto il testo, per sottolineare quanto è attuale e necessario nei nostri giorni.
«C’è un grande prato verde, dove nascono speranze, che si chiamano ragazzi, quello è il grande prato dell’amore. Uno, non tradirli mai, han fede in te. Due non li deludere, credono in te. Tre non farli piangere, vivono in te. Quattro non li abbandonare, ti mancheranno. Quando avrai le mani stanche tutto lascerai, per le cose belle ti ringrazieranno, soffriranno per gli errori tuoi. E tu ragazzo non lo sai, ma nei tuoi occhi c’è già lei, ti chiederà l’amore, ma l’amore ha i suoi comandamenti. Uno, non tradirla mai, ha fede in te. Due non la deludere, lei crede in te. Tre non farla piangere, vive per te. Quattro non l’abbandonare, ti mancherà. E la sera cercherà, tra le braccia tue, tutte le promesse, tutte le speranze, per un mondo d’amore». Una canzone molto efficace nella sua semplicità. In questi tempi bui di guerre, femminicidi ed efferati stupri, contare e scandire in quattro punti alcuni principi di base per un mondo migliore non è poco. Un segnale di speranza dai tempi passati che passa dagli adulti ai giovani. «Tre non farla piangere, vive per te», capito 'ragazzi del branco'? La violenza, sia essa in forma di guerra o sociale, non può durare troppo a lungo, se continueremo a indignarci senza rassegnarci all’indifferenza.