- Categorie: sei in Olismo L'inizio
Per ogni fine c’è un nuovo inizio
La goccia che cancella il numero di Mr. Nobody
Bhagavad-Gita
«Nell’eternità tutto è inizio, mattino profumato». - Elias Canetti
«Le parole mi si sfacevano nella bocca come funghi ammuffiti». - Hugo von Hofmannsthal
Inizia una nuova giornata, fatta di iniziazioni e di iniziative nel solco discontinuo di una matrice ascosa, assente proprio perché arrotolata e avviluppata in un contesto che non può toglierla, pena l’annullamento e la sottrazione di sé da se stessi e del mondo da se stesso. La sottrazione esiste comunque, ma in un altro senso, e nella sventura la chiave di volta: karman in rapporto al dharma. C’è una serratura, ma non la si vede. Anche qui il paradosso della sottrazione e del 'a portata di mano': «Finché si ha la chiave in mano si è nella caverna e immaginarsi di essere fuori è un’illusione ridicola e pericolosa», disse un platonico intelligente. Sarebbe opportuno riflettere anche sull’anello di Gige per capire che due e due resteranno sempre due e due finché il pensiero non li sommerà per fare quattro.
Antigone
La ricerca non è un inizio ma l’inizio, il solo possibile. Senza scomodare Socrate e sua moglie Santippe, il vero inizio deve ancora nascere e tutto, proprio tutto, è lì a sottolinearlo e ad incoraggiarlo. Un profondo abisso è fatto di parole svuotate di senso: una tecnica sofisticata che manda in corto circuito il sistema uomo, declassificandolo a cosa. Il nuovo inizio è proprio, in coerenza, la parola, già presente nella Bhagavad-Gita, nell’Iliade, nelle tragedie attiche e nel Vangelo. Ma anche in Cervantes o in Shakespeare, per esempio. «Grandi opere letterarie: veli davanti alla verità, ma trasparenti. Elettra. Antigone. Anche Antigone dubita…».
Nell’alfa l’omega e nell’omega l’alfa, non c’è altro; nel mezzo illusioni e certezze illusorie fatte di vischio, quindi trappole, architettate bene anzi benissimo, fino al punto apocalittico del non ritorno. La verità è nell’inizio: disvelamento e rivelazione, le sole parole possibili. Il grande silenzio della Parola, del verbo più che del sostantivo, dis-vela e ri-vela, proprio perché sostanziata di silenzio: dicendo tace, tacendo dice. «Il Verbo è il silenzio di Dio, parola nella creazione». Tutto ciò porta anche al divino Platone… ops, volevo dire all’alter Plato, frutto di una lettura altra perché alta.
La sola erudizione inganna, come l’idiozia; ancor di più, la diffusa mediocrità e il talento. L’inizio non è vuoto, ma paradossalmente l’unica via scava un fosso – si scrolla di dosso la dossografia – in luogo di una fossa, questa sì vuota perché piena di vermi, di ossa, di polvere.
Un balbettio appena nato, l’inizio, supera Aristotele o le stringhe, i gravitoni e via dicendo. Da non crederci! Infatti, non ci si crede. Ricorda però che quando sei incerto sul da farsi, stai sicuro che dove beve l’asino l’acqua è pura. In altri termini, non c’è nulla che s’appressa di più alla vera umiltà dell’intelligenza in atto, nel cui esercizio vi è distacco e disincanto privi d’orgoglio.
Rilassati: «Che cosa c’è di più stupido che irrigidire i muscoli e serrare le mascelle a proposito di virtù, o di poesia, o della soluzione di un problema? L’attenzione è tutt’altra cosa». Disponiti alla calma e attendi. Punto di equilibrio, un ritmo. L’inizio nel battito d’ali di una farfalla, nell’andirivieni delle onde, in un raggio di sole, in un canto, nell’aria che entra ed esce, nel tempo che si riavvolge…