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Il corpo: fine o specchio?
Schizofrenia del moderno, nella confusione fra mezzi e fini
«Se la felicità risiedesse nei piaceri del corpo, diremmo che i buoi possiedono la felicità quando trovano del fieno da brucare». Eraclito, fr. 4
La nuda vita e la biopolitica sono concetti non ancora compresi dalla degradata cultura umana dei nostri tempi. Nonostante Benjamin e Foucault. Ma anche nonostante Eraclito, Platone, Aristotele, Tommaso d’Aquino, Eddington, Agamben… E la versione antropologica di Rosmini aveva già colto le aporie di un ragionare sull’animalità, per egli inscindibile dalla componente individuale dell’uomo; intuizione, persasi per strada anche in Agamben, di un superamento anticipato di ogni forzato e falso dualismo. Quindi la politica dovrebbe tendere solo a far sì che le intenzioni di uomini e donne vivi, non portatori ma intrinsecamente e consustanzialmente unico diritto, il diritto che obbliga al rispetto e alla conoscenza, possano trovare i mezzi necessari per le loro realizzazioni. Nient’altro. Oggi, invece, tutt’altro, l’esatto contrario.
Tant’è: l’uomo s’è perso, s’è annebbiato. Recita gli Osanna a un prezioso strumento, stravisto come l’unica realtà: prezioso, certo, ma strumento! A qual fine? Son passati i bei tempi delle teste fini, di grandi idee ed ideali, come ad esempio i concetti molto profondi e chiarificatori di compositio, di potentia e di gradus elaborati rispetto alla domanda fondamentale posta da Spinoza: che cosa può un corpo? Oppure come l’opposizione fra il limite-cornice e il limite dinamico di Bateson. Oppure ancora la costituzione dello spazio da parte della luce, la spazializzazione dello spazio, che troviamo nell’Enneade IV, Libro 5 di Plotino, che segna la comprensione concettuale – vedi la Grammatica di Riegl ripresa nel novecento da Paul Klee, considerando «il pensiero che la creazione oggi non possa dirsi ancora conclusa» e teorizzando la figurazione come un render-visibile – della discontinuità tra arte egizia (figure sullo stesso piano, superfici piane, triangoli isosceli), arte greca classica (cubo, universo ottico-tattile) e arte bizantina (figura generata dallo sfondo, irradiazione della luce-colore come limite dello spazio).
Invece, constato che si è tornati a poco più di animali, dediti al procacciamento dei mezzi di sussistenza per mangiare, ripararsi, riprodursi e difendersi. Grande civiltà! Da fare invidia! Possiamo anche considerarla intelligente, certamente, ma pure priva di genio, suicida, fuori controllo. Basta leggere Klaus Schwaub… Ma si è troppo occupati e si delega, si lascia fare alle élite che penetrano financo nel tuo sangue. Il sogno tradotto in incubo.
Illustri esempi d’arte tralasciati nella noncuranza degli aspetti più interessanti e precisi, come Prometeo incatenato alla rupe caucasica: si riferisce proprio al nostro rapporto con l’esimio strumento. Non si impara più dai rapporti di realtà sotto spoglie metaforico-artistiche, ma da libri ammuffiti o discorsi vacui, già vecchi alla nascita, da relazioni ipotetiche sotto spoglie letterarie, solo suono fisico, svaporato, svaporante!
E che dire della relazione cervelletto e albero del bodhi… niente, è ancora troppo presto, le reti neuronali del medesimo devono ancora attivarsi, per ora non se ne sa niente, si riposa volentieri nell’elettromagnetismo e nelle scansioni di superficie. La vera luce rimane nascosta e Buddha deve ancora nascere.
Le versioni in auge sono per lo più manichee, dozzinalmente polarizzate, separative, oppure ostinatamente monolitiche in venerazione statutaria, unilaterali, con tanto di spettri e incubi di ritorno che deflagrano al cospetto di una realtà scomoda, ma sconosciuta nella sua verità e bellezza, oppure ottusamente e pervicacemente negata. Schizofrenia del moderno!
Come un martello serve a piantare i chiodi così un corpo suggerisce agli attenti, rari, il suo telos, il suo scopo. La finzione, la menzogna e il sogno si sono incarnati in sembianze intestinali, gas annessi, in sembianze cardiache, cerebrali, polmonari eccetera, per aiutare l’integrazione Senex/Puer aeternus nel suo contesto sistemico bio-psico-spirituale, verso una rivoluzione antropologica e cosmica inaccessibile alle sole forze rappresentative e fisico-chimiche. Solo le metafore implicite, i miti, le fiabe e le leggende possono aiutare il processo, di tipo alchemico, proprio in virtù del fatto che i trionfi sono solo fallimenti, ben rivestiti e camuffati, ma di questo si tratta.
L’oro del Corpo è ora solo putredine. Oppure: quando si confonde una fase evolutiva con la fase. Nessuna coerenza, neanche con il banale evoluzionismo… figuriamoci a pretendere qualcosa di più da una mente rattrappita nelle reti cerebrali e linguistiche! Il concetto filosofico di deiezione (Verfallenheit) potrebbe forse aiutare, ma è difficile, anche da spiegare a chi ha come riferimento solo la fisiologia dell’intestino.
Quindi al mattino alzati, fai colazione, vai a lavorare, vai in palestra, esplica le funzioni fisiologiche, rispetta tutte le leggi, anche se assurde e disumane, sii obbediente, eccetera: ottima preparazione alla morte di ciò per cui hai vissuto (in realtà una non-vita perché associata e confusa con la finzione giuridica della persona fisica), un corpo che dovrai restituire.