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Il corpo universale
Le implicazioni nell’arte
di Luca Calabrò - SECONDA PARTE
Statua in ottone del dio indù Agni, Mumbai, India
'Organicità' è un’altra parola chiave perché rimanda al corpo come continuità psico-fisica.
Nell'area opposta del mondo indoeuropeo, in India, e in tempi molto antichi - forse già vedici (secondo millennio a.C.) - la 'scienza del sacrificio' costruisce lo spazio sacrificale secondo un ordine matematico, geometrico e mistico, molto preciso che probabilmente anticipa di molto alcune scoperte della matematica greca.
Fulcro di tutto è la costruzione dell'altare del fuoco, Agni (stessa radice del latino ignis). Una premessa: Agni è una divinità importantissima e dai molteplici aspetti: il fuoco è mobile, distruttivo, difficile da controllare, ma una volta dominato è utilissimo. È distruttore e costruttore, metafora perfetta del mondo divorato dal tempo e della coscienza stessa, caotica e distruttiva se non dominata, ma apportatrice di bene sotto il suo stesso auto-dominio; come avviene per esempio nello yoga classico. Il sacrificio, come culto del fuoco, organizza tutto questo secondo una catena vastissima di analogie, tipiche del pensiero indiano. Unità di misura per la costruzione degli altari-atto di dominio razionale dell'inafferrabile. Agni è il Purusha che come unità di lunghezza corrisponde all'altezza di un uomo con le braccia aperte che subito ci ricorda l’uomo vitruviano.
La parola Purusha ha fra i vari significati: uomo; essere umano; misura di un uomo; l’uomo primordiale; principio personale; anima; spirito. Qui la catena analogica è strettissima: l'altare è il fuoco, è il corpo umano, è il cosmo ed è il principio profondo del corpo che nella successiva speculazione sarà l'Atman. I tre altari del rito standard hanno tre forme: circolare, quadrata e semicircolare, ma le loro aree sono uguali. Vi è qui una delle primissime - se non la prima - testimonianze storiche di procedure algoritmiche di proporzionalità, uguaglianza e accrescimento di figure geometriche. Queste tecniche di manipolazione geometrica contengono secondo il matematico Paolo Zellini - nel suo splendido libro «Gnomon», edito da Adelphi - la prima testimonianza di 'variazione funzionale' e fanno della «matematica degli altari» come continua Zellini «un atto mentale di portata incalcolabile, capace di tradursi col tempo e con i rivoluzionari formalismi dell'algebra, nelle tecniche su cui poggiano alcune delle principali operazioni del pensiero analitico: dal calcolo delle radici di una qualsiasi equazione al controllo di stabilità dei sistemi dalle approssimazioni di funzioni alla modellizzazione di fenomeni che evolvono nel tempo». Agni è tutto ciò e sempre per sequenza analogica, principio di meditazione profonda sul 'continuum' mente-corpo «che nel pensiero indiano conduce allo yoga». Teoria analitica, rituale, e pratica psico-fisica qui si fondono in una coscienza integrale.
E sull'onda del pensiero organico-analogico, seguendo un'ipotesi dello studioso di civiltà indoeuropee Georges Dumezil, possiamo scoprire che la struttura dell'area sacrificale su cui insistono gli altari del rito indiano mostra somiglianze strettissime con l’architettura templare occidentale, in particolare romana - da cui eravamo partiti - e allora ritorniamo a Vitruvio. L'altare rotondo posto a ovest dell'area sacrificale è quello del fuoco domestico, diremo stanziale, che fonda l’identità del sacrificate, come Roma, l’unico tempio rotondo è quello di Vesta, dove si custodisce il fuoco 'stanziale' e fondativo della città. Tutti gli altri templi sono quadrangolari, con funzione sacrificale e di offerta agli dei, così come nel rito vedico è quadrato l’altare del fuoco che porta l’offerta combusta in cielo. L’ultimo altare indiano è posto a sud ed è posto a guardia del fuoco distruttore che da quella direzione proviene, come a Roma il fuoco di Vulcano vigila al limite dell'abitato.
Il 'Modular' è una scala di proporzioni basate sulle misure dell'uomo inventata da Le Corbusier come linea guida di un'architettura a misura d'uomo.
Il cerchio, a questo punto idealmente si chiude descrivendo un 'corpus' di pensiero che abbraccia tempi e spazi vastissimi, come un corpo che attraverso analogie e relazioni numeriche parla anche e soprattutto all'uomo di oggi. Mostreremo questo fatto ponendo a confronto due immagini: da una parte l’uomo vitruviano di Leonardo e dall'altra il corpo umano secondo il 'Modular' 000con cui Le Corbusier, seguendo la proporzione della così detta sezione aurea ha voluto porre un 'canone' di misura per lo sviluppo organico e funzionale degli edifici.
Concluderei questa panoramica su alcune delle implicazioni del corpo nell’arte proponendo un ascolto che parla ancora una volta di questa organicità. Per l’inaugurazione della cattedrale di Santa Maria del Fiore nel 1436 a Firenze fu commissionato a uno dei più grandi compositori dell'epoca, G. Dufay, il mottetto a quattro voci "Nuper Rosarum Flores" che parte della critica ha analizzato come strutturato nella sua "architettura" musicale secondo le proporzioni numerico-architettoniche del tempio dominato dalla cupola del Brunelleschi immagine stessa del Rinascimento.