La notte
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Addà passà 'a nuttata
Solo quello che vedi alla luce, continua ad esistere anche al buio
di Gina Grechi
«Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?»
Spesso, quando ero bambina, dopo aver salutato il crepuscolo, mi dilungavo ad osservare il cielo. La Luna mi sembrava sempre troppo triste.
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Per qualche tempo, presi l'abitudine di lasciare dei piccoli doni sul davanzale della mia finestra, sperando che, l'indiscussa «Signora del buio», scendesse a raccoglierli e tornasse al proprio Regno, con la faccia gioconda. Avrei regalato la luna, alla Luna, pur di vederla sorridere nell'oscurità anche una sola volta! Allora sì che la notte si sarebbe illuminata tutta e mi sarebbe sembrata meno misteriosa e lontana. Allora anch'io, forse, avrei imparato a dormire sonni lievi e meno inquieti.
Quando ero bambina, il mio viaggio verso le tenebre, era un'avventura faticosa e sofferta. Prima di addormentarmi, infatti, mi costringevo a compiere una serie di riti consolatori 'pre-immersione', che, a sette anni, erano la mia salvezza: baciavo sulla fronte i numerosi peluche che abitavano la stanza, controllavo che sotto il letto non ci fosse 'Gargamella', mi assicuravo che le pantofole fossero perfettamente allineate a destra del comodino, spegnevo più volte la luce per vedere se, eventualmente, potevo di nuovo accenderla e poi pregavo, pregavo, pregavo come se non ci fosse un domani e dovessi morire da un momento all'altro. Sfinita, dopo circa un'ora, cadevo fra le braccia di Morfeo e del mio caro orso Dedo.
Una volta, mio padre (che come al solito aveva il potere di aggiustare le cose), scoperti i miei disagi notturni, pronunciò la frase più semplice del mondo e cacciò via, per sempre, dalla mia testa e dal mio cuore, tutta l'ansia della sera: «Non devi avere paura. Solo quello che vedi alla luce, continua ad esistere anche al buio.»
Ancora oggi, però, prima di addormentarmi, bacio sulla fronte i miei figli, controllo quanta polvere si è formata sotto il letto, allineo le pantofole accanto al comodino e dico le preghiere. Dopo cinque minuti, cado tra le braccia di Osvaldo che, pur non essendo un orso, ha il potere di farmi sentire al sicuro.